Storie di vocazioni – Intervista a Roberto Romio.

La Redazione

Questa volta abbiamo il piacere di intervistare il professore Roberto Romio molto conosciuto nel quartiere di Fidene e in particolar modo nella comunità parrocchiale di Santa Felicita e Figli Martiri.

Ciao Roberto e grazie di aver accettato questa intervista per il nostro giornalino. Anche se in molti ti conoscono pensiamo sia il caso di presentarti.

Ciao a tutte/i, prima di cominciare volevo ringraziarvi per questa iniziativa del giornalino di Fidene che ritengo molto utile per il nostro quartiere.

Attualmente sono un docente emerito di Progettazione didattica e di Didattica dell’insegnamento religioso. Sono laureato in Teologia (con percorso di dottorato di ricerca), Filosofia, specializzato in Pedagogia religiosa.

La mia esperienza lavorativa si è sviluppata su due versanti: quello educativo che è stato continuativo e predominante per tutta la mia esperienza e quello artigianale nel settore del legno. Attualmente sono impegnato nella ricerca educativa, nella pubblicazione degli articoli e testi, nei corsi di aggiornamento, nella direzione di una rivista educativa, Ermes Education, consultabile su www.didatticaermeneutica.it.

Sappiamo che sei ben inserito nella comunità parrocchiale del nostro quartiere, ci vuoi raccontare la tua esperienza di fede?

La mia esperienza di fede inizia in famiglia e in parrocchia come chierichetto.

Sono poi entrato in seminario e ne sono uscito, dopo una esperienza di discernimento in parrocchia, al quarto anno di teologia.

La partecipazione alla comunità cristiana di base di San Paolo e la mia Obiezione di coscienza al servizio militare sono state seguite da un periodo di impegno sociale tra i baraccati di Roma e l’esperienza nella Comunità dell’Arca di Lanza del Vasto.

Un successivo lungo periodo di crisi e di ricerca di senso religioso si è concluso con l’ingresso nel movimento del Rinnovamento nello Spirito a cui ho aderito per più di trenta anni con diverse responsabilità di coordinamento di gruppo e diocesano.

Attualmente vivo la mia esperienza di fede in parrocchia offrendo il mio contributo nella formazione catechetica e nel servizio del Consiglio pastorale.

Vuoi condividere con noi una considerazione sulla Parrocchia e sul quartiere?

Dopo dieci anni di lavoro pastorale del precedente parroco don Cristian, la comunità della parrocchia di Santa Felicita e Figli Martiri ha iniziato da alcuni mesi una nuova fase di esperienza pastorale con il nuovo parroco don Dinoy.

Alcune difficoltà di intesa e collaborazione, inevitabili all’inizio di ogni esperienza pastorale, saranno con l’impegno comune superate.

È però indispensabile avviare un progetto educativo che si ponga come obiettivo la costruzione di una comunità in cui ogni persona è ascoltata e contribuisce alle decisioni che i responsabili della comunità cercheranno, con l’aiuto di tutti, di realizzarle.

Sarebbe un cammino di maturazione molto importante anche per la comunità civile del nostro quartiere.

Come è nato il tuo impegno educativo e come si realizza oggi?

Il mio impegno educativo è iniziato nella scuola secondaria di secondo grado in cui ho insegnato: Lettere, Filosofia e poi Religione. All’Università, per più di venti anni, ho insegnato Didattica generale, Catechetica, Didattica dell’IRC.

Ho fondato e presiedo un Centro di Ricerca Educativa (CeRFEE Zelindo Trenti) basato sulla visione Ermeneutica Esistenziale.

Il Centro è anche un’Associazione riconosciuta di Promozione Sociale (APS).

Oltre che nella ricerca educativa CeRFEE è impegnato nella formazione degli educatori e nell’impegno educativo sociale sul territorio.

Presiedo, inoltre, anche la Sezione Agazzi-Ermeneutica dell’Associazione cattolica formativa nazionale UCIIM, riconosciuta dal MIUR, con cui promuoviamo corsi di formazione e aggiornamento per docenti ed educatori.

Per concludere ti chiediamo di darci un messaggio per gli educatori.

Il sistema educativo sta attraversando dopo la pandemia una condizione particolarmente problematica.

I docenti si sentono gravati da eccessive, spesso inutili riunioni e incombenze burocratiche, mentre gli studenti avvertono tutta la lontananza della scuola dai loro vissuti e dalle loro domande esistenziali.

Il forte disagio relazionale si avverte in tutti gli operatori scolastici e in tutte le fasce di età degli studenti.

Come rispondere?

Il nostro modello didattico ermeneutico esistenziale (DEE) risulta particolarmente efficace in questa situazione emergenziale. Si tratta di mettere al centro dei processi di apprendimento le domande degli studenti e di accompagnarli nella costruzione delle loro risposte attraverso i contenuti che gli educatori devono sapientemente selezionare.

Dalla lezione frontale del docente si passa al laboratorio collaborativo con gli studenti.

La valutazione dell’educatore deve sempre tener presente che l’errore è una risorsa da ci ripartire per costruire una nuova risposta.

Il segreto per il rinnovamento del sistema educativo è lavorare in rete con gli educatori e gli studenti che condividono la responsabilità di sperimentare nuove metodologie e strumenti didattici innovativi.

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