Cenacolo di Leonardo l’opera più rock & roll del ‘400!

di Roberto Bracco

Prendendo spunto dal quadro presente nella chiesa di Santa Felicita oggi vi racconto del Cenacolo Vinciano, che ben si sposa anche con il tema delle festività Pasquali da poco trascorse.

Leonardo da Vinci dipinse l’affresco, su commissione di Ludovico il Moro alla fine del ‘400 per il refettorio del monastero delle Grazie di Milano.

Un’opera che sarà tanto celebre da diventare iconica, e non solo per il mondo accademico, ma per l’intera cultura pop del ‘900, tanto da essere presa a soggetto persino da Andy Warhol per uno dei suoi lavori nel 1986.

Un affresco che voleva tagliare i ponti dal “vecchiume” della scuola fiorentina e proiettare il maestro vero la modernità… un Leonardo re del rock insomma!

Guardando il suo Cenacolo scopriamo infatti che è lontano anni luce dai grandi esempi di genere sparsi nelle chiese di Firenze… dal Perugino ad Andrea del Castagno, dove gli apostoli sono ancora presentati in pose plastiche e statiche, fortemente codificate e filtrate dal profondo rispetto per le proporzioni, i numeri, le linee e la resa geometrica globale, tutte caratteristiche figlie del ‘400.

Leonardo no! Leonardo lancia una bomba, simboleggiata dalle parole stesse del Cristo, che generano una risposta esplosiva sui personaggi che vivono reazioni potenti e dinamiche… veri e propri esempi di ogni possibile emozione umana!

E poi Giuda, che nel ‘400 era posto all’altro lato della tavola, frontalmente al Cristo e agli apostoli, ma di spalle rispetto all’osservatore, tagliato fuori da quella che è la scena di gruppo proprio a fronte dell’evidenza del suo prossimo tradimento… Leonardo no… non gli concede questa onta o questo privilegio… Giuda si mescola agli apostoli, come se davvero noi fossimo li e vedessimo l’istantanea del momento… non sarebbe stato logico infatti che uno degli apostoli si fosse così evidentemente isolato dagli altri… realtà vs allegoria!

Certo oggi quello che vediamo del Cenacolo è la sua ombra un po’ sbiadita, ma che è costata a Pinin Brambilla Barcilon più di 20 anni di restauro.  L’affresco nasce già con la “profezia” di un precoce deperimento. Leonardo sbaglia la tecnica, ma ovviamente non per ignoranza ma perché semplicemente da genio quale era, voleva sperimentare… ed ecco che si ritrova ad usare gli oli che sono più adatti alle tele ma poco propensi ad un lavoro di affresco!…  il risultato?  Un lavoro eclatante quando fu presentato nel 1498, uno stupendo spaccato di tavola paradisiaca, illuminata di splendide lumeggiature che irradiavano luce celestiale su tutto il refettorio… ma già Vasari poche decine di anni dopo ce lo descrive come irrimediabilmente rovinato… e nel corso dei secoli la situazione precipitò sempre di più. Eppure è ancora qui, incurante dell’età, incurante dei difetti, incurante della guerra che lo minacciò da vicinissimo! Già perché nella notte di Ferragosto del 1943 una granata centrò in pieno il refettorio distruggendone per sempre le pareti e la meravigliosa volta a cielo stellato, così tipica dell’arte del ‘400 ma dopo il disastro: il miracolo!… o meglio… i miracoli! Perché due pareti restarono in piedi… quella del Cenacolo Vinciano e il grande affresco della Crocifissione di Donato da Montorfano!

E lo sapete che anche Roma ha il suo Cenacolo Vinciano? eh si! il perché è semplice: dobbiamo nuovamente tornare indietro nel tempo, a quando Luigi XII voleva staccare la parete e portarsela in Francia… ma il dipinto era troppo fragile e si sarebbe rovinato, quindi chiese un arazzo in copia, da portarsi via… e l’arazzo venne fatto, interamente in seta e fili di oro e argento e portato in Francia, per poi finire a Roma come dono di Francesco I di Franca a Clemente VII per le nozze del figlio Enrico di Valois e Caterina de Medici, la nipote del Papa.

E ancora oggi lo possiamo ammirare e rimirare in tutta la sua magnificenza nella Pinacoteca Vaticana, proprio accanto alle grandi tele di Raffaello.

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