La casa del pane.

di Chiara Cicconi

Dopo il racconto della famiglia Mancini e della loro cartoleria, Giulio Meschini mi ha raccontato la sua storia e quella del forno gestito dalla sua famiglia.

Chi non ricorda “La casa del pane”.

I genitori, Porfirio e Adalgisa Meschini erano originari delle Marche e venivano da un paesino vicino Macerata. Si erano conosciuti durante una festa di matrimonio dove Adalgisa cucinava per il pranzo di nozze. La signora Adalgisa viveva a Roma già da ragazzina, lavorando a servizio da una signora originaria delle Marche. E così, durante la Seconda Guerra mondiale, si trovò sotto i bombardamenti di San Lorenzo, fortunatamente senza conseguenze per lei.

Quando la signora Adalgisa e il signor Porfirio si sposarono, andarono a vivere a Pietralata prima e poi, nel 1967 circa, comprarono il forno dei fratelli Salustri a Via Barga.

Nel 1971/72 il signor Porfirio comprò la palazzina di Mario D’Ascenzio per viverci definitivamente con la sua famiglia composta da 5 figli: Giulio, Bruno, Claudio, Giuseppe e Massimo che lavoravano tutti al forno sotto la direzione del capo famiglia.

Il forno riforniva gli alimentari e i piccoli supermercati di Fidene e Labaro e riforniva lo Zio d’America.

Oltre alla produzione e vendita del pane, si occupavano anche di rinfreschi e producevano biscotteria e pasticceria.

Dopo aver imparato da un pasticcere che andava al forno a lavorare, della pasticceria ha iniziato ad occuparsene il signor Giulio, con il consenso del padre. Così Giulio, dopo aver fatto il pane, produceva i dolci necessari alla vendita in negozio e ai rinfreschi. In questo modo lavorava molte ore al giorno ma, per il lavoro di biscotteria e pasticceria, gli veniva riconosciuto un introito aggiuntivo. In questo modo non fece mancare nulla a sua moglie e ai suoi figli ma aveva poco tempo da dedicare loro.

Il signor Giulio racconta che per lui fare il pane è una passione e ci vuole molta cura dei particolari: bisogna fare attenzione al grado di umidità dell’aria, al tipo di farina usata, al lievito e ai tempi di lievitazione che più lunghi sono e migliore viene il pane.

I cinque figli portarono avanti il forno, dopo che il signor Porfirio decise di ritirarsi, fino al 2000, quando lo vendettero perché non conveniva più tenerlo dopo l’avvento dei grandi supermercati che fornivano tutto a prezzo più basso. Il signor Porfirio morì nel febbraio del 2004.

Il signor Giulio ricorda con nostalgia il profumo del pane appena cotto e, anche io, se chiudo gli occhi, risento, come se fosse ora, quel profumo quando entravo nel negozio con mia madre o con mia nonna. Un po’ il profumo del mio quartiere, di casa.

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