La violenza sulle donne.

di Martino Veronica

È l’uso intenzionale o la minaccia della forza fisica o del potere contro se stessi, contro un’altra persona o contro un gruppo o una comunità che abbia un’alta probabilità di provocare una ferita, la morte, un danno psicologico o una privazione.” Così l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la violenza in generale tentando di sintetizzare tutti gli eventi collegabili a questa circostanza. Inoltre, l’OMS indica la violenza come una tra le maggiori cause di morte a livello mondiale per le persone di età compresa dai 15 ai 44 anni.

La violenza è un evento che colpisce trasversalmente tutte le società indipendentemente dal genere, dalla cultura, dalla classe sociale o dalla religione, anche se ci sono effettivamente dei soggetti più a rischio in base alle caratteristiche appena citate.

È possibile, per una questione di comodità, categorizzare la violenza, ma non gli atti violenti poiché quest’ultimi sono molteplici e difficili da esporre senza escluderne nessuno e neanche è possibile soffermarsi su tutti quei processi mentali che portano l’individuo a compiere determinate atrocità.

Tenendo presente che raramente si presenta un’unica tipologia di violenza, si può distinguere la violenza in:

  • Fisica: quando viene colpita fisicamente una persona con o senza oggetti e quando quest’azione comporta menomazioni temporanee o stabili ad un altro individuo, o mette a rischio la vita di altri.
  • Sessuale: qualsiasi atto volto a ledere la sfera intima del soggetto attuando approcci o commenti a sfondo sessuale indesiderati utilizzando coercizione fisica o psicologica nei confronti di qualsiasi persona. Le zone del corpo sessualmente coinvolte sono definite dalla valutazione socio-culturale degli individui in base al loro contesto di riferimento.
  • Psicologica: comportamenti volti a denigrare, insultare, umiliare un’altra persona. Questi atteggiamenti tendono ad instaurare un rapporto vittima-tiranno. La particolarità di questo tipo di violenza è che il carnefice riesce a creare comunque una sorta di dipendenza della vittima che non riesce ad uscire dalla spirale di violenza.
  • Economica: questo tipo di violenza colpisce, come le altre, prevalentemente le donne per la disparità che è presente, ancora oggi, nell’ambito lavorativo e ne determina a sua volta lo status. Tuttora molte donne sono soggette a discriminazioni di genere nel mondo del lavoro, la retribuzione continua, in alcuni casi, ad essere più bassa e le norme a cui devono sottostare non consentono loro di realizzarsi in quanto persone. Questo meccanismo porta facilmente l’uomo ad instaurare un rapporto di dipendenza economica, in particolare se lui è la fonte dell’unica entrata della famiglia. Si parla di violenza economica anche quando la donna svolge una professione e l’uomo si impone nel determinare la gestione economica della famiglia.
  • Stalking: è un tipo di violenza che può essere definita da atti persecutori, ovvero tutti quegli atteggiamenti reiterati nel tempo nei confronti di un’altra persona che siano regali, lettere, messaggi o altro tali da generare nella persona che li subisce uno stato d’ansia che porta ad alterare i propri comportamenti quotidiani.

Quando le violenze sopra esposte non sono episodi isolati, ma azioni ripetute nel tempo dal partner nei confronti di una donna il fenomeno prende il nome di “violenza domestica”.

Qualunque sia la violenza ha sempre lo stesso scopo: stabilire un dominio sull’altra persona e ridurre il più possibile il principio di autodeterminazione fino a creare un rapporto di dipendenza patologica. Come cita la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993: “La violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e ha impedito il pieno avanzamento delle donne; la violenza contro le donne è uno dei meccanismi storico cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata, rispetto agli uomini”.

La violenza di genere ha suscitato interesse solamente da qualche anno a questa parte anche se, sfortunatamente, è stato un fenomeno sempre presente, ma nascosto. Ciò è dovuto al fatto che proveniamo da una cultura maschilista dove la donna, precedentemente, era di “proprietà” dell’uomo e molti tipi di violenze, se erano inflitte dal marito, non erano considerate reati. Inoltre, le norme giuridiche non regolavano ciò che avveniva all’interno delle mura domestiche poiché ogni azione era tutelata da una sorta di “privacy” per cui lo Stato, pur avendone il potere, non interveniva. Per lunghi anni si sono consumate tante umiliazioni, tanti reati e sono stati a lungo violati i diritti della persona senza la giusta pena.

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