di Simona Galia
Come di consueto da diversi anni, anche quest’estate ho trascorso con la mia famiglia una piacevole settimana sulle Dolomiti. La montagna è sempre bella, sempre rilassante e armoniosa…anche se quest’anno vissuta con un magone.

Abbiamo ammirato la Marmolada, nonostante la triste vicenda del suo ghiacciaio, poco distante il lago di Fedaia, sempre più piccolo e solitario, più in là il lago di Carezza, incantevole nella cornice del monte Latemar e dei suoi abeti rossi, molti dei quali caduti per la tempesta Vaia del 2018, e altro ancora…

Osservando le tue meraviglie ho però provato un dolore per le ferite che subisci, una sofferenza resa ancora più forte dalla netta percezione della grave responsabilità dell’uomo (e, quindi, anche mia), unico artefice di tutto questo scempio. Spero che stiamo capendo e spero fiduciosamente che non sia troppo tardi. Dovremmo imparare umilmente da te, cara Natura, che, nonostante le catastrofi che ti colpiscono e stravolgono la vita di tanti esseri viventi, provi a farci capire che il nostro è un unico destino, nel bene e nel male.

Scuoti e interroghi le nostre coscienze mettendoci di fronte a realtà dure, con azioni tuo malgrado drammatiche che dovrebbero portare noi, esseri umani, a compiere quelle scelte necessarie e coraggiose di cui non sempre siamo capaci. Non possiamo continuare a vivere in perenne emergenza, ma occorre agire prevenendo le cause; non servono fiaccolate commemorative se non significano anche un cambio di rotta nel nostro vivere quotidiano, nella coerenza delle nostre azioni anche “a riflettori spenti”.

Poi, certo, ci sono le scelte fatte ad alti livelli, dalla politica, dall’economia…ma faccio mia una frase di Greta Thumberg “il vero potere appartiene alle persone”, quindi, ad ognuno di noi. Sarebbe già una buona cosa provare a “contaminare” la città dei colori, dei profumi, dei suoni, dei silenzi della montagna!
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