

Roma, si sa, è la città delle grandi chiese barocche. Da San Pietro a Sant’Ignazio da Loyola, passando per San Giovanni Laterano fino a Santa Maria Maggiore è un tripudio di colonne, cupole, statue e trionfi di stucchi di affreschi e di ori.
Ecco perché, per contrappasso, appena la mia cara amica Chiara mi ha parlato di una chiesa di Richard Meier, sono corso, letteralmente, a vederla… e credetemi, è valsa i 23km, rigorosamente di corsa appunto, di andata e ritorno… già perché le distanze di Roma sono queste e, come sappiamo, le periferie sono miniere inesauribili di meraviglie… che valgono bene un po’ di fatica e di impegno!
Quindi mi sono imbarcato in questa avventura!!! Imbarcato… si… (il perché del linguaggio nautico lo scoprirete leggendo)
Sono partito dalla Tuscolana, andando verso est, passando oltre Centocelle, la Casilina e il quartiere Alessandrino, destinazione piazza III Millennio in Tor Tre Teste. Infatti, la genesi della chiesa è proprio legata al Giubileo del 2000, chiave di volta appunto tra il secondo e terzo millennio, in previsione del quale il Vicariato Romano bandì un concorso internazionale (correva l’anno 1995). Il vincitore fu appunto Richard Meier, architetto statunitense, conosciuto al pubblico romano anche per la successiva riqualificazione dell’Ara Pacis.
Fu lo stesso Meier a presentare il progetto al papa, confidando a Giovanni Paolo II che le “vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo”. Già, le vele bianche! ecco perché prima ho usato una metafora nautica, perché già da lontano, avvicinandosi si è abbagliati dalla sua struttura architettonica particolarissima e dal bagliore del suo bianco accecante… proprio come le vele di un antico galeone che si alzano vigorose e splendenti in un cielo che quel giorno era di un azzurro elettrizzante.
Quasi come essere nel porto di Sidney e trovarsi al cospetto del suo iconico teatro dell’opera… ma qui le vele hanno un altro significato.
Leggendo qua e là ho poi scoperto che il bianco, che cromaticamente rimanda alla monumentalità del marmo, materiale nobile per eccellenza e storicamente “romano”, fa capo ad uno speciale rivestimento in calcestruzzo, chiamato TX Millennium e brevettato da Italcementi, con la straordinaria capacità di auto pulirsi grazie a un effetto di fotocatalisi, il cosiddetto “cemento mangia smog”… una mole quindi non solo bella ma anche sostenibile.
L’architettura, come anticipavo prima, è un’allegoria maestosa e solenne (e neanche troppo velata) di una barca le cui vele sono gonfiate dal vento, evocando l’immagine paleocristiana dell’anima che indirizza la sua rotta verso Cristo. Una chiesa dalla struttura moderna e innovativa sia dal punto di vista ingegneristico che architettonico, che sa traghettare uomini e donne nell’impervio mare della modernità senza averne timore, ma al contrario traendone piena forza e vigore… capiamo meglio quindi le parole dell’architetto e quell’idea di passaggio al terzo millennio, come ricalca anche la toponomastica della piazza dove viene costruita.
Anche i numeri come spesso capita nelle questioni artistiche e decorative, hanno una valenza fondamentale… non a caso le vele sono tre, come tre è il numero della Santissima Trinità, e sono poste in modo da infondere a chi si trova all’interno un senso di protezione e mistico raccoglimento: la protezione di Dio verso la comunità fedele alla sua chiesa.
Architettonicamente è meravigliosa! un luogo dove la protagonista assoluta è la luce chiarissima del giorno, la luce divina… come se il cielo oltrepassasse le grandi vetrate per avvolgere l’ambiente con tutta quanta la sua immensità! Una luce che non entra mai direttamente all’interno della chiesa, ma come discreto dono della grazia, a rischiarare i cuori e gli animi senza con questo aggredirli. C’è solo un momento particolare, in estate, quando la luce filtra direttamente da una piccola finestra alle spalle del presbiterio, illuminando lo splendido crocifisso seicentesco… perché diciamocelo, anche in un ambiente così innovativo e moderno, un richiamo alla tradizione barocca della città eterna è un valore aggiunto e un omaggio alla storia millenaria di una città che non ha eguali in tutto il mondo.
Quindi l’invito, se avete voglia di fare come me (non necessariamente di corsa) è quello di visitarla, per la sua particolarità e soprattutto per scoprire qualcosa di veramente veramente bello!
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