
Nella scorsa edizione, approfittando del murale di Alleg a Colle Salario vi avevo raccontato, molto brevemente, la storia della street art. Oggi vorrei farvi conoscere un po’ meglio un artista, tra i più celebri! che a Roma è davvero molto presente e lo faccio prendendo come spunto una corsa che avevo organizzato proprio questo inverno.
Se per le sette chiese, di cui vi avevo già raccontato lo scorso anno avevo impiegato 28 km per Blu sono arrivato a 30 km in meno di 3 ore… e non li ho neanche visti tutti.. ma è un bel traguardo!!!
Blu è uno pseudonimo perché il nome o la data di nascita di questo artista sono sconosciuti, ma nel 2011 il Guardian, celebre quotidiano britannico, lo ha segnalato nel novero dei migliori dieci street artist in circolazione. Insomma, un vero e proprio Banksy italiano.
Si ipotizza che sia nato a Senigallia all’inizio degli anni ’80 e che si sia formato a Bologna, dove nel 1999 sono apparsi i primi suoi lavori, per poi farsi conoscere, anno dopo anno, sempre di più nel panorama artistico italiano e internazionale, rivendicando costantemente l’universalità e la gratuità dell’arte di strada, da intendersi come la vera e unica arte di tutti e per tutti.
Non stupisce quindi che a marzo 2016, per rivendicare questa sua radicata convinzione lo stesso Blu, insieme ad altri artisti di strada, compia un gesto davvero eclatante: decise infatti di cancellare niente meno che tutte le proprie opere dai muri di Bologna, realizzate in vent’anni di attività. Un vero e proprio atto di protesta estrema e dolorosa contro la scelta della municipalità di voler “strappare” alcune sue opere dai muri degradati in cui erano state realizzate per esporle in una mostra convenzionale sulla street art nonostante il parere contrario dell’artista stesso. Il sacrificio estremo del suo lavoro in nome di un giusto ideale!
Ma torniamo a Roma e a dove potete vedere alcuni dei suoi monumentali lavori.
Sono partito come d’abitudine a mattina molto presto, direzione San Basilio, uno dei tanti quartieri problematici delle immense e rocambolesche periferie di Roma, che sembrano non finire mai… ma che proprio per questo sanno regalare altrettante emozioni che non finiscono mai… ricordo un cielo invernale tinto di rosa… un’aurora fredda ma irripetibile!
Ed eccomi al murales n.1 al km 9 (lo avevo già visto a novembre quando avevo fatto il giro dei murales di San Basilio ma rieccomi qui più che volentieri): rappresenta il Santo che cammina verso i caseggiati popolari del quartiere recidendo con una cesoia un lucchetto che rappresenta la proprietà. Lo stesso lavoro è dedicato a Fabrizio Ceruso, come indica la veste del Santo, un ragazzo ucciso dalla polizia durante gli sgomberi delle palazzine occupate fatta l’8 settembre 1974.
E poi via verso Rebibbia e Ponte Mammolo, per i numeri 2-3-4 al km 13: tre muri immensi, bellissimi, dal significato potente e polemico, in pieno stile Blu che affronta i temi dell’ingiustizia della piramide sociale, della sostenibilità, dell’urbanizzazione incontrollata, della libertà dell’individuo, della distruzione del mondo da parte dello sviluppo senza freni del “progresso” perpetrato dall’uomo. Temi profondi che sono resi ancora più graffianti dalle dimensioni delle pareti, a dir poco gigantesche, dalla brillantezza dei colori e dall’incredibile ricchezza di particolari. Davvero un’emozione unica scoprire ogni aspetto di queste opere, tra le più belle che abbia mai visto! E, per dare un po’ di continuità al racconto dell’altra volta, in via Ciciliano, proprio di fronte al murale di Blu “Capita” che polemizza contro la Piramide sociale c’è la “Scimmia del quarto like”, di Alleg, il writer di cui vi avevo parlato la volta scorsa.
Ma andiamo avanti, che la corsa è ancora lunga e al km 19 arrivo in piazza Quarticciolo per il numero 5. Un’altra zona borderline dove l’artista ci parla di ostentazione, esibizionismo, e soprattutto dell’ossessione consumistica della società contemporanea che impoverisce e marcisce l’individuo. Come? Attraverso due mostri sacri della storia dell’arte, ridicolizzati!!! Una Venere di Milo che diventa una fashion victim con tanto di barboncino a seguito e un Davide di Michelangelo, tamarro, sovrappeso e ingioiellato che si sta scattando un selfie (qui i particolari sono superlativi: l’orologio d’oro, il crocifisso d’oro, le scarpe d’oro!!!!!)
Il numero 6 è lungo la via Prenestina, al km 23, all’altezza dell’area dell’ex Snia Viscosa (che è una miniera di murales, ma ci tornerò con calma un’altra volta). Qui Blu rappresenta un popolo di lustrascarpe, nuovamente rimarcando un’impietosa piramide sociale. Un susseguirsi di caste fatte di tanti sottomessi, maltrattati, malpagati da cui ogni tanto qualcuno riesce a scappare; un segno di speranza, verso una libertà lontana.
E chiudo in Ostiense, al km 30 con il lavoro numero 7 fatto nell’edificio occupato di via del Porto Fluviale, una delle sue opere più grandi, che occupa tre facciate del gigantesco caseggiato (anche questa l’avevo già vista… ma è sempre un piacere tornare a vedere importanti e significativi lavori di artisti così importanti).
30 km e non sentirli… non dico che al termine ero fresco come una rosa, ma secondo me potevo andare avanti… ci sarebbe stato il murale dell’ex cinodromo, non lontanissimo, già visto anche quello, ma 7 erano le chiese e quindi ho mantenuto il numero anche per i murales e direi che va bene così.. mi godo il ricordo di una delle corse più belle che abbia mai fatto! E ora?… devo iniziare a studiare la prossima!!!!

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