(di Katia Mattei)
La vita non è una corsa, ma un tiro al bersaglio, non è il risparmio del tempo che conta, bensì la capacità di trovare un centro (Susanna Tamaro).

In questo articolo si curerà un particolare aspetto dell’attenzione, che, come l’apprendimento, è fortemente interconnessa con la motivazione intrinseca e la volizione. Per alcuni autori, la motivazione intrinseca è correlata ad esperienze di massimo coinvolgimento attentivo, denominate “esperienze di flusso o ottimali” (Csikszentmihalyi) o “esperienze di picco” (Maslow): si realizzano quando l’individuo è coinvolto in compiti o attività che risultano difficili, sfidanti e necessitano di un elevato impegno. In queste esperienze l’individuo è totalmente assorbito, concentrato nell’azione. Tale flusso è associato ad un senso di serenità ed equilibrio, non si provano sentimenti legati alla noia o all’ansia: l’individuo è come estraniato dalla realtà e dal tempo, concentrato su ciò che sta facendo, che deve fare e che percepisce con estrema chiarezza. La persona, focalizzata sul presente, sa quali abilità ha a disposizione e quali utilizzare in quella determinata situazione e specifico contesto: ne deriva che l’attenzione appare legata ad elementi affettivi dell’individuo stesso. L’esperienza di impegno totale, di flusso, che avviene attraverso compiti sfidanti, può essere il risultato sia di una curiosità innata che di un addestramento, se si pensa al fatto che esperienze simili sono descritte da professionisti come compositori, ballerini, scalatori.
Una concentrazione profonda nell’oggetto di esperienza è collegata anche al senso di autodeterminazione per cui l’apprendimento viene sperimentato come liberamente scelto. Queste esperienze aiutano le persone ad entrare in contatto profondo con delle qualità della vita di cui si è poco consapevoli o è difficile condividere, permettono la concentrazione su un unico oggetto d’attenzione, possono favorire l’apprendimento di argomenti specifici.
Certamente va anche considerato un altro fenomeno, quello della distrazione come difficoltà nella volizione, che viene messo in evidenza in campo scolastico soprattutto dai docenti, come strettamente connessa alla riuscita nell’apprendimento. Si possono distinguere essenzialmente due configurazioni legate alla distrazione: la prima è caratterizzata
dall’esclusione degli stimoli sensoriali provenienti dal contesto, con conseguente assorbimento e concentramento totale nel proprio mondo interno o all’esclusione di tutti gli stimoli in arrivo, tanto da parlare di vuoto attentivo. Essa sarebbe associata a stati di apatia, ad una scarsa comunicazione, consapevolezza di sé e del proprio corpo, da immobilità o ipoattività, da confusione e incapacità di portare a termine i compiti.
Il secondo tipo di disattenzione, invece, è determinato da un’apertura eccessiva all’esperienza o da una mancanza di selezione delle informazioni in entrata, che porta all’incapacità di focalizzare l’attenzione su un solo contenuto: essa è caratterizzata da disattenzione, richiesta di attenzione, mancanza di concentrazione o iperattività. Tali configurazioni attentive sembrerebbero impedire agli studenti di fissare l’obiettivo di apprendimento e avrebbero un’influenza negativa sulla volontà e la decisione verso una determinata scelta.
Alcuni studiosi collegano le esperienze di flusso e di picco, con l’attenzione selettiva, cioè un’attenzione focalizzata sugli elementi più importanti del compito da svolgere: è essenziale sapersi concentrare ad un livello profondo, ma anche persistere nell’attenzione al fine di portare a buon termine il compito da affrontare ogni volta.
Per capire meglio le esperienze di flusso e di picco possiamo fare l’esempio di una partita di calcio della nazionale italiana: si è talmente concentrati in quella esperienza e in quel lasso di tempo di circa novanta minuti o più, che raramente si riesce a sentire rumori, suoni che ci circondano e raramente si riesce a comprendere i discorsi di altre persone che stanno nella stessa stanza; quella cosa attrae, interessa tanto che ciò che concerne altre cose non vengono viste o sentite, come non esistessero. Tale attenzione e tale concentrazione, l’arrivare a vedere quel risultato, quel traguardo, pur non dipendendo dalla persona in sé, la isola da ciò che non le interessa in quel momento, da ciò che le farebbe perdere qualcosa a cui tiene fortemente; questo si dovrebbe tenere conto nel processo attentivo di ogni individuo: ogni individuo ha i suoi interessi, ha il suo bagaglio culturale e affettivo, ha le sue abilità e la sua attenzione andrebbe carpita, attratta tenendo conto, appunto, dell’unicità e l’irripetibilità di ogni persona. E tenendo conto che riuscire ad attrarre l’attenzione selettiva dando stimoli che interessano quella persona tanto da suscitare in lei forti esperienze di concentrazione, è quello che accade ad esempio quando si scocca una freccia con l’arco, facendo centro con un colpo solo…Come se il tempo si fermasse per dare, ad ognuno, l’opportunità di arrivare lì dove ha deciso di arrivare…
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