di Nadia Ubaldi
Questa volta vi proponiamo un classico della narrativa per ragazzi particolarmente popolare e conosciuto: se non è stato letto è stato certamente sfogliato, almeno una volta, per guardarne i famosi disegni, oppure ne è stata vista la celeberrima versione televisiva : ma siamo certi di conoscere tutti la vera storia del Giornalino di Gian Burrasca, o perlomeno la sua cornice letteraria?

Il manoscritto originale, diario del bambino più scavezzacollo d’Italia, finì nientedimeno che in una cartella di documenti della Cancelleria Giudiziaria di un tribunale: il lettore che si ricorda del buffo Avvocato Maralli, andato in sposa a una delle sorelle di Gian Burrasca, ricorderà anche che questa povera vittima dei continui scherzi di Giannino incuteva però un certo timore in quanto socialista: la stessa mamma di Giannino, pur ammettendo che quel promettente avvocato sarebbe stato un ottimo marito per sua figlia, era preoccupata per la sua posizione politica da “eresiarca”, come lei stessa definiva in quegli anni del primo Novecento chi professava il materialismo storico.
A pochi giorni dalle elezioni politiche a cui il cognato si era candidato, Gian Burrasca legge su un quotidiano che l’avvocato Maralli, in quanto socialista, è un nemico giurato della religione: non può fare allora a meno, per onor di giustizia ( visto che lui sostiene di agire sempre a fin di bene, ma di essere sfortunato perché ogni sua azione finisce a rovescio….) di recarsi alla redazione di quel giornale per mostrare alcune pagine del suo diario. In queste pagine il ragazzino raccontava per filo e per segno, corredando la narrazione con i disegni, che l’avvocato Maralli e sua sorella Virginia si erano sposati in chiesa, esplicitando ovviamente, giorno, ora e luogo. Il direttore del quotidiano chiede dunque a Giannino di poter avere il suo diario per qualche giorno, per potersene servire come documento ufficiale. E’ ovviamente un’abile manovra per screditare il Maralli, che grazie alla pubblicazione del racconto scritto da Giannino perderà inevitabilmente le elezioni politiche.
Il povero avvocato, che per colpa di Gian Burrasca aveva già rischiato di perdere un occhio, e aveva perso anche l’eredità del ricchissimo zio Venanzio, ora si ritrova a perdere persino le elezioni……Adesso,infatti, sono i socialisti stessi a screditarlo pubblicamente perché “bigotto”.
La polemica iniziale, nata a colpi di stampa tra due giornali dagli opposti orientamenti politici, diventa ben presto fonte di tafferugli e di risse cittadine. Tra querele e denunce,il diario di questo ragazzino scapestrato finisce dunque tra gli atti di un processo, dove molto tempo dopo viene preso in mano, per puro caso, dalla moglie dell’usciere del Tribunale, che si diverte a leggerlo ai suoi figli. Lo scrittore Luigi Bertelli, firmatosi con lo pseudonimo di Vamba, dice di aver ottenuto, dopo mille fatiche burocratiche, che il diario di Giannino passasse dalle mani di questa donna alle sue: verità o finzione letteraria?
Quale che sia la verità, Il giornalino di Gian Burrasca resta uno dei libri più divertenti che i ragazzi possano leggere: estrapolato dal contesto storico, che un lettore troppo giovane non è in grado di capire, il racconto mantiene comunque intatta l’immediatezza e la vivacità dei testi narrativi più equilibrati della letteratura italiana. Dalla zia Bettina che parla alla sua pianta allo zio Venanzio a cui viene cavato il dente d’oro con l’amo, dai buffi direttori del collegio al cuoco della fatidica “pappa col pomodoro” , il diario sforna una carrellata di personaggi caricaturali che restano impressi nella memoria in modo indelebile. Dietro il linguaggio fluido e scorrevole si nasconde un umorismo sapiente e bonario, che non cesserà mai di far ridere i più piccoli e di far sorridere gli adulti.
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