Aspirare alla pace.

di Simona Galia

Nel nostro viaggio all’interno degli articoli della Costituzione, visto quanto sta accadendo non molto lontano da noi, non potevamo non richiamare alla memoria, tra i Principi Fondamentali della nostra Costituzione, l’articolo 11, che recita:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Ho riflettuto in queste ultime settimane per cercare di capire perché la guerra in Ucraina, a cui assistiamo, ci interessa e ci colpisce molto più di altre già presenti nel mondo e perché ci spaventa più della pandemia. Forse perché siamo psicologicamente provati da due anni di convivenza con un virus terribile che, agli occhi dei media, sembra ormai quasi scomparso (anche se non è così)? O anche perché è così vicina a noi e potrebbe coinvolgerci tutti drammaticamente?

Le guerre sono spesso il risultato di persistenti disparità sociali, di disuguaglianze culturali, di quell’indifferenza che subiscono le persone emarginate che vivono anche vicino a noi situazioni di disagio fisico, psichico, economico quotidiano. Si parte da lontano, dal sottovalutare tante piccole ingiustizie e con quel modo di vivere improntato al “lasciar fare” le persone diventano vittime del “non fare”. Questi piccoli segnali, se non captati e compresi in tempo, si propagano e si amplificano e possono alimentare reazioni violente alcune volte non arginabili. Questo vale nella vita familiare, di quartiere, di comunità, di nazione, di qualunque realtà sociale, piccola o grande.
La guerra, vicina o lontana, è la più grave caduta dell’umanità. Significa la rinuncia al dialogo che è innanzitutto confronto di idee espresse verbalmente ma che, in senso lato, abbraccia qualunque forma di scambio di vedute, prospettive all’interno di vite e contesti diversi non sempre facili da far coesistere, per sostituirlo con l’uso della forza dove qualunque stato di diritto non trova spazio e dove la vita dell’uomo è schiacciata nella sua sacralità, prima intellettualmente e poi fisicamente. Ci colpisce la tragicità degli eventi che entrano a far parte della storia di tutti. Questa storia ci parla, ci interpella e soprattutto si aspetta da ciascuno una reazione, una risposta. Quale reazione? Di sicuro ne abbiamo viste tante, diverse e uniche, che dipendono dal proprio modo di sentire, di pensare, di credere. Della guerra, così come di qualunque evento traumatico, per quanto doloroso, bisognerebbe saper cogliere l’opportunità per cambiare e capire cosa conta veramente nella vita, nostra e di chi ci sta intorno. Dovremmo domandarci, quali sacrifici sono disposta/o a fare, a cosa sono pronta/o a rinunciare perché prevalgano, come ci ricorda la nostra Costituzione, sempre e per tutti, valori come la libertà di pensiero e di azione, la pari dignità di ciascun essere umano e ora anche la cura della “casa comune”. Continuare a ignorare tutte quelle situazioni che non ci toccano direttamente, il non porci quelle domande scomode le cui risposte finirebbero per mettere in discussione il nostro modo di vivere, oltre ad essere eticamente e umanamente ingiusto, non ci esimerà dall’essere tutti necessariamente coinvolti in questo percorso condiviso che è la vita terrena.

La Costituzione italiana è composta dai Principi Fondamentali, una parte prima dedicata ai Diritti e Doveri dei cittadini, una parte seconda che riguarda l’Ordinamento della Repubblica e infine le Disposizioni transitorie e finali.

Questo, per me, l’intento dei padri costituenti: descrivere un percorso in divenire da fare insieme come cittadini per arrivare a un obiettivo, vigilare su di esso e, se necessario, adattarlo democraticamente all’evolversi della realtà. Per questo, prima vengono fissate le linee guida e pilastri del percorso, poi si spiega come questo percorso può e deve essere realizzato, considerando imprescindibili i Diritti e i Doveri dei cittadini e che gli uni non esistono senza gli altri e, infine, arrivare a maturare un Ordinamento della Repubblica da vivere giorno dopo giorno civilmente e pacificamente.

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