di Katia Mattei

Riprendiamo la nostra metafora del treno: può accadere di avere la spinta nel muoversi verso una destinazione, si arriva in tempo a prendere quel treno, ma alla fine o per ostacoli dall’apparenza insormontabili, non si riesce a prenderlo, proprio in partenza, oppure durante il viaggio si va a scendere ad un’altra fermata, perché ci incuriosisce maggiormente, perché è più vicina, o più comoda, o perché si prova paura o ci si annoia durante quel viaggio, o perché degli imprevisti o delle persone ci fanno cambiare idea anche improvvisamente. Lo psicologo Heckhausen, nella sua elaborazione, proprio rispetto a viaggio e destinazione, distingue due fasi: nella prima fase si forma l’intenzione, nella seconda invece, attraverso azioni, si va ad attuare l’intenzione. Da quanto detto e dagli esempi utilizzati nei precedenti articoli, si capisce che i processi motivazionali sono relativi alla scelta e alla preparazione all’azione, i processi volitivi sono strettamente connessi all’intenzionalità e includono anche i processi con cui l’individuo sceglie le attività e le strategie adatte al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Se ne deduce che l’organizzazione dei comportamenti implica sia processi motivazionali che volitivi legati all’impegno verso una determinata azione. Il momento di passaggio dai processi motivazionali a quelli volitivi appare rappresentato proprio dal momento decisionale: le componenti inerenti la motivazione dirigono le scelte verso specifici oggetti, determinando una scelta; l’intenzionalità si pone come guida per stabilire piani d’azione, strategie, al fine di organizzare comportamenti da attuare; i processi volitivi permettono di controllare efficacemente l’apprendimento, in modo da portare a termine i compiti, raggiungere gli obiettivi fissati, proteggere la motivazione stessa.
Il professore Pellerey, proprio in base al modello appena descritto di Heckhausen, sottolinea come nell’apprendimento sia fondamentale il significato che l’individuo dà ad ogni azione: proprio quel significato dirige l’intenzionalità e la volontà, stimolando quell’azione.
A tale proposito, si intuisce che affinché un giovane studi, deve essere motivato a farlo e avere la volontà e l’intenzione di farlo, e che decida poi di farlo poiché da un significato specifico e personale a quella determinata azione. Il portare avanti la decisione di studiare sarà mantenuta, a quel punto, dall’impegnarsi con continuità ed attenzione, esercitando la sua volontà, così da poter controllare l’azione di apprendimento e poterla portare a termine.
Per comprendere più a fondo il processo che porta alla decisione, è importante il modello del prospetto che si evince già da quanto precedentemente detto: le scelte vengono effettuate attraverso una valutazione personale a seconda se le opzioni di scelta sono ritenute come vantaggi o perdite o si attribuisca ad esse un particolare significato affettivo; inoltre, va considerato che una decisione viene valutata in base a soluzioni già sperimentate in passato, a schemi comportamentali già seguiti, adattandoli alla situazione del momento in modo veloce e flessibile.
L’adolescente, in questa fase estremamente delicata, deve prendere decisioni che sono collegate per prima cosa alla costruzione della sua identità nel processo di differenziazione dai genitori, e di identificazione con i coetanei e con le figure di riferimento altre come gli insegnanti; deve, inoltre, superare il compito di autodefinirsi, capire cosa vuole, prendere consapevolezza delle proprie potenzialità e limiti, e direzionarsi verso l’opzione che più rispecchia la sua identità. In tal senso, la famiglia, il gruppo del pari, gli educatori con cui viene a contatto nella quotidianità, il modo in cui si relaziona con queste persone, il contesto in cui vive, possono costituire importanti fattori di protezione o di rischio di disagio scolastico, e sono fondamentali, quindi, nei processi motivazionali, volitivi, decisionali. Ecco come si intuisce che l’adolescenza è una fase di cambiamento, di crescita, di assolvimento di compiti, di conoscenza, di sperimentazione, una fase del tutto normale, non patologica; tuttavia, essa comporta il trasporto di una valigia piena di sogni, aspettative, dubbi, esperienze nuove, paure, insicurezze, pensieri, progetti, emozioni, un carico non leggero per ogni giovane, un carico che possiamo decidere di aiutare a portare con attenzione discreta e accettazione, incoraggiandoli e sostenendoli a compiere quel primo passo verso il trovare la loro autonomia e la loro direzione, oppure renderlo più pesante…
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