L’invenzione del gelato è geniale!

la Redazione

Inauguriamo uno spazio dedicato alle interviste ai negozianti di Fidene.

Cominciamo con la gelateria Angelini, anche se siamo in autunno inoltrato, ma a noi piace andare controcorrente e poi il gelato è per tutte le stagioni!

Innanzitutto, grazie per aver accettato di collaborare con noi rilasciandoci questa breve intervista.

Da chi è gestita la gelateria? Quando è stata aperta?

Abbiamo aperto la gelateria io, Luca, e mio fratello Massimo, a luglio del 1999

Raccontaci, se vuoi, qualcosa di voi. Siete proprio di Fidene?

No, siamo nati al centro di Roma, a Piazza Navona, ma con la famiglia ci siamo trasferiti da piccoli a Fidene.

Come mai avete scelto questo mestiere e quando avete iniziato?

Mio padre era un ristoratore, perciò siamo portati al contatto con il pubblico. Così abbiamo iniziato con il bar dello Sport poi, tramite un amico, mio fratello ha cominciato a fare i coni in una nota gelateria di viale Eritrea. Io montavo i ponteggi e con dispiacere oggi rimpiango di non avere seguito il mestiere di mio padre facendo il cameriere. Ero troppo giovane e pensavo a divertirmi e ad avere libero il fine settimana. Massimo poi venne promosso in laboratorio, cominciò a fare i gelati, gli avevano affidato le chiavi del negozio, insomma si fidavano di lui. Decidemmo così di provare insieme aprendo una gelateria proprio nel nostro quartiere a cui eravamo e siamo molto legati.

Siete sempre gentili e cordiali, a noi sembra che facciate con grande passione questo lavoro, è così?

Sì, a noi piace stare a contatto con la gente, è un’eredità di famiglia. Ci piace soddisfare la clientela offrendo un gelato di qualità e la soddisfazione dei clienti ci ripaga di tutti i nostri sacrifici. All’inizio si lavorava e si stava molto bene, ma con il passare degli anni l’attività è cambiata. Lavori ore su ore, non c’è più un giorno di riposo, perché anche quel giorno ti serve per sbrigare pratiche varie, con le banche, il ragioniere e anche nei giorni in cui magari piove e non si lavora ci si dedica sempre al negozio. Il sacrificio è enorme.

Nonostante i tanti sacrifici, consiglieresti questa attività ai giovani?

Sì, la consiglierei perché a meno che non sei portato per gli studi, nell’arte culinaria, soprattutto noi italiani, siamo veramente bravi. E il gelato non fa eccezione.

Quanto conta la formazione per questo lavoro?

Ho fatto un corso di aggiornamento, ma serve soprattutto    l’esperienza, si impara sul campo. Fare il gelato artigianale non è semplice e ci vuole molta creatività anche nell’inventare i gusti. Occorre bilanciare la base gelato con la temperatura frigo, zuccheri, grassi, ecc., ci deve stare il bilanciamento fra zuccheri, grassi, bisogna stare molto attenti e dosare bene gli ingredienti, tot base e tot nocciola, frutta, ecc. soprattutto per le piccole produzioni non è facile. Adesso il gelato è principalmente chimico, però per aggiungere un certo sapore si chiede ancora consiglio ai rappresentanti o ai clienti stessi. Io penso sempre che chi ha inventato il gelato sia un genio! Forse nasce come un frullato fatto in casa che poi si è riusciti a ghiacciare…

Che cosa vi piace di più del vostro lavoro?

Siamo due cinquantenni con la testa ancora molto giovane, e quello che mi fa più felice è vedere il ragazzino che scherza, che ride, che si gode un buon gelato con il nonno, la nonna, la famiglia, gli amici…accontentare i clienti… ma soprattutto la felicità dei bambini è il nostro principale obiettivo.

Perché avete deciso di collaborare con noi in questa nostra avventura del giornalino?

Perché crediamo sia un’iniziativa buona per il nostro quartiere, perché cerca di unire e di ridare voce a tutti noi che in questi ultimi anni l’abbiamo un po’ persa.

Com’era il quartiere qualche anno fa?

Era una delle più belle borgate che c’erano a Roma, anche se forse è normale dire così visto che ci siamo cresciuti. È vicina a Roma, ben collegata, con la Salaria si arriva facilmente e velocemente (traffico a parte) al centro di Roma, con il raccordo si arriva al mare.

Gli anziani del quartiere che si fermano a prendere un gelato o quelli che non ci sono più raccontavano che alla fine degli anni ‘50 Fidene era tutto fango, baracche, anche qui dove ora c’è la gelateria. Mancavano le infrastrutture, non c’era l’acqua potabile.

Negli anni ‘70 o forse anche un po’ prima sono cominciati gli insediamenti    dall’alto Lazio, dall’Abruzzo, dal centro Italia.

Ogni famiglia costruiva la sua palazzina con le proprie forze era tutta ancora da fare compresa la scuola e la chiesa.

Negli anni ‘80-‘90 la borgata era piena di gente, piena di traffico, piena di ragazzi ed era bellissima perché c’era molto più verde di ora.

Il mercato si faceva di giovedì lungo via Radicofani. Si metteva il cartello del divieto di sosta il giovedì nelle ore di mercato e comunque anche se c’era qualche macchina fuori posto si citofonava a proprietario perché ci si conosceva un po’ tutti, si sentiva molto il contatto umano. Adesso è proprio una città e i social hanno preso il sopravvento…

Cosa concretamente faresti o suggeriresti di fare per rimettere in moto il quartiere?

Azzeriamo tutto e ripartiamo da capo: partendo dai cittadini tutti, scuola, chiesa e negozianti.

Dovremmo riacquistare una dimensione civica, umana. Tornare più alla vita reale piuttosto che stare sui social.

Occorre, credo, recuperare la fiducia, il rispetto reciproco. Prima giravano meno soldi e più amore, da un po’ di tempo più soldi e meno amore per il prossimo.

Anche la Parrocchia ha un ruolo importante nella valorizzazione del quartiere promuovendo gite, occasioni d’incontro, soprattutto per i bambini e i ragazzi. È un po’ che non la frequento, magari si stanno già facendo.

Il parco di largo Labia è un bellissimo spazio verde per il quartiere, sicuramente da valorizzare. Ma per il quartiere, per i negozianti sarebbe più utile ritornare ai mercati in piazza dei Vocazionisti, lungo le vie Russolillo e Radicofani, allora sì che veramente il quartiere potrebbe riacquistare molto e non si andrebbe forse più a fare spese nei centri commerciali.

E poi provare a organizzare dei mercatini dell’usato, da parte di privati, tutti i fine settimana o ogni quindici giorni, messi su dagli stessi cittadini di Fidene utilizzando, almeno per cominciare, gli spazi della Parrocchia.

Sono solo delle idee, dei suggerimenti per provare a ridare valore al quartiere e ai suoi abitanti.

In Luca c’è una certa nostalgia del passato che in buona parte condividiamo.

Non crediamo si possa tornare indietro e non riteniamo sia neanche opportuno perché sono cambiate le condizioni ambientali, sociali ed economiche del quartiere.

Tuttavia, siamo certi che qualcosa del passato si possa e si debba recuperare, come provare a ridare vigore alle attività commerciali del quartiere, a recuperare i rapporti umani, la sincerità, la condivisione.

Grazie ancora Luca, anche per le idee suggerite.

Ci ha fatto molto piacere conoscerti.

A presto per un buon gelato!

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