Omaggio a Dante, sommo poeta.

di Carmen Ventimiglia

Per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante sono in corso mostre, itinerari turistici, nuove pubblicazioni sulla vita e le opere, tante iniziative volte a incrementare, soprattutto nei giovani, l’interesse a conoscere l’uomo-Dante, il suo impegno politico, il poeta.

Ogni giovane, fin dai banchi di scuola, ha avvertito la curiosità di conoscere il viaggio nell’oltretomba descritto da Dante nella Commedia con ricchezza di immagini e terzine così incisive da entrare nel linguaggio comune in forma di sentenze, di proverbi.

Perché dopo sette secoli la lettura di quel viaggio immaginario ancora affascina?

La risposta è nel messaggio che vi sappiamo cogliere: non è solo il viaggio di Dante, ma il viaggio spirituale che compie l’uomo di ogni tempo dalla vita di colpa alla purificazione e alla salvezza.

Dante è figlio del medioevo, perciò entrano nella commedia simboli, allegorie, concezione geocentrica, descrizioni geografiche, personaggi storici e non, declamazioni politiche, visioni del soprannaturale e tanti altri elementi provenienti dalla cultura del suo tempo.

La Commedia propone una tale ricchezza di argomenti da rendere difficile ogni scelta, tuttavia potrà risultare interessante la lettura del canto XI del Paradiso, nel quale Dante, attraverso il panegirico sulla vita di san Francesco, spiega la vera essenza del suo messaggio cristiano.

Nella prima parte del canto affida al grande teologo Tommaso D’Aquino l’invettiva contro la decadenza degli ordini mendicanti, francescano e domenicano, quindi contro la corruzione della Chiesa lontana dai precetti del Vangelo e preda della cupidigia e del desiderio di beni temporali.

Nella seconda parte, sempre per bocca di san Tommaso, svolge “l’elogio di san Francesco”, che non vuole essere la descrizione degli episodi tramandati dall’agiografia medievale o dalla leggenda, cioè la preghiera macerante, la castità, l’obbedienza, i miracoli.

Il Francesco dantesco è tutt’altro: è l’incarnazione di Cristo, l’esempio di virtù morali, l’umiltà, la povertà, lo spirito di fratellanza che accomuna tutti gli elementi del creato.

Con una lunga perifrasi geografica e con l’immagine del sole nascente descrive Assisi “Non dica Ascesi, che direbbe corto, ma Oriente”, con l’allegoria nunziale di Francesco e madonna Povertà “questi amanti prendi ormai nel mio parlar diffuso” indica la necessità di una Chiesa povera in contrapposizione a quella corrotta del suo tempo.

Dante, poi, tiene a precisare che san Francesco è l’alter Christus, perché la Povertà è stata prima la sposa di Cristo e dopo di lui passarono più di mille e cento anni perché tal donna fosse richiesta “Questa, privata dal primo marito, millecent’anni e più dispetta e scura fino a costui si stette senza invito”.

Attraverso lo scorrere delle generazioni, i principi, fissati da Francesco nella regola del suo ordine, conservano l’intrinseca forza di verità e attualità; essi sono la testimonianza di scelte di vita, che meritano un seguito anche da noi moderni spesso travolti dai falsi miraggi del consumismo.

La soluzione, per quanto possibile, della grave crisi del nostro tempo impone la necessità di scelte politiche ed economiche più coraggiose, finalizzate alla creazione di una società senza barriere, più inclusiva, più giusta e anche più rispettosa del pianeta su cui viviamo.

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