di Nadia Ubaldi
Libri per i nostri ragazzi
Quali letture consigliamo, in questi tempi difficili, ai teen-agers dagli 11 ai 14 anni? Il posto d’onore, nelle classifiche delle letture da loro preferite, spetta ormai da parecchio tempo ai generi fantasy e horror: bastano brevi e semplici sondaggi per dimostrarlo.
Promuovere o bocciare tali scelte dipende dalle idee personali di ogni adulto e, in special modo, di ogni educatore. Se un libro piace, si sente dire spesso, tutto fa brodo purché si legga. Sarebbe comunque proficuo far conoscere ai nostri ragazzi, di tanto in tanto, l’esistenza di libri che resistono al tempo, che non conoscono tramonto: libri che qualcuno definisce “classici”, ma che ad ogni modo fanno parte di quella letteratura fondata su valori universali e immutabili. Ciò che si vorrebbe insegnare ai giovanissimi, in sostanza, è che se i tempi mutano e la società cambia velocemente, ci sono però valori senza spazio né tempo, che fanno parte del mondo interiore di ciascuno di noi in qualunque età e in qualunque contesto: gli affetti familiari, l’amicizia, la lealtà, il rispetto per gli altri, il buon vivere civile.
Ci riproponiamo pertanto di illustrare, a partire da oggi, una rosa di testi dal contenuto semplice e altamente fruibile, ma allo stesso tempo estremamente formativo: libri da leggere nei ritagli di tempo, nei pochi spazi liberi dei pomeriggi super impegnati dei nostri ragazzi, sempre occupati in compiti, appuntamenti sportivi e attività digitali….o da leggere l’estate in atmosfera di puro relax. Oppure – consiglio per noi docenti – leggiamoli in classe con i nostri alunni, rubando qua e là qualche ora al programma scolastico: come ha fatto ad esempio, nell’anno appena trascorso, la 1 B della nostra scuola.
FRANCES HODGSON BURNETT, Il giardino segreto
Nello scenario naturale e straordinariamente paesaggistico della brughiera inglese, con i suoi colori e i suoi profumi, si muovono giovanissimi protagonisti molto diversi tra loro, ognuno con un vissuto personale molto particolare, ma accomunati tutti da un unico grande desiderio: far rivivere e rifiorire un giardino morto, tenuto chiuso da dieci anni per decisione del cupo e introverso Lord Craven, padrone di un grosso castello inglese. Mary e Colin, che scoprono di essere cugini, sono due ragazzi introversi, capricciosi ed egoisti che non si sanno relazionare con gli altri a causa delle particolari condizioni in cui sono stati allevati. Ma qualcosa li farà cambiare: giorno per giorno, a contatto con i giardini del castello, i fiori, le piante e i piccoli animali della brughiera – ma soprattutto grazie a Dickon – Mary arriverà a recepire il messaggio che arriva dalla natura: una natura nuova e completamente diversa da quella che aveva conosciuto in India, dove era nata e in cui aveva trascorso i suoi primi dieci anni di vita. E questo messaggio – che lei trasmetterà pian piano a Colin, il ragazzino tenuto per dieci anni a letto nella convinzione che fosse gobbo e incapace di camminare – altro non è che il richiamo ad una vita semplice e sana, senza frontiere sociali e senza inibizioni, fatta di dialogo e di apertura verso gli altri.
Personaggio chiave di tutta la vicenda è sicuramente Dickon: il robusto ragazzo della brughiera, simbolo di una vita parca e genuina, con il suo affetto per gli animali e con i suoi occhioni aperti sul mondo, non prova nessun disagio di fronte all’aristocratica Mary e al viziato Colin (Dickon, viene detto in un passo del romanzo, sarebbe stato a suo agio anche dentro Buckingham Palace) e la sua presenza diviene invece, per i due ragazzi, la guida verso la scoperta di una dimensione di vita autentica e sincera.
Alla fine di questo romanzo, insomma, cadono tutti i muri dietro i quali gran parte dei protagonisti si sentivano prigionieri: primo fra tutti, ovviamente, Lord Craven, che da dieci anni viveva chiuso dentro il suo cupo dolore per la perdita della moglie ed era sordo persino al naturale richiamo affettivo che avrebbe dovuto unirlo al suo unico figlio Colin. È un romanzo che tutti dovrebbero leggere – anche gli adulti – perché ha un messaggio molto importante da trasmettere: i ragazzi, da soli, sono capaci di eliminare anche senza volerlo tutte le differenze sociali, le barriere e i pregiudizi che gli adulti hanno costruito. Senza neanche accorgersene, giorno dopo giorno, gli schemi rigidi dentro i quali gli adulti si sono intrappolati cedono, per aprire la porta (la misteriosa porta del giardino chiuso da tanto tempo) a un nuovo vento di libertà e a un mondo privo di condizionamenti.
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