La motivazione: sicuri di essere sul treno giusto per voi?

di Katia Mattei

“Ti dirò una cosa sui treni: l’importante non è dove vanno…
L’importante è riuscire a prenderli” (Dal film Polar Express).

Tra le problematiche che ci si trova ad affrontare in ambito educativo e psicoeducativo c’è quella per cui alcuni bambini o adolescenti vengono descritti dai genitori o dagli insegnanti come poco volonterosi, svogliati, demotivati. E ciò che viene chiesto solitamente è cosa si può fare per far capire a quei bambini o a quei ragazzi l’importanza dello studio, del successo, dell’autonomia personale che passa, nel divenire adulti, necessariamente attraverso l’autonomia lavorativa. Forse a volte per cercare di rispondere alle domande dobbiamo solo provare a guardare le situazioni in diverse prospettive. Ci si può chiedere, infatti, perché alcune persone sono demotivate, perché nutrono poco interesse, cosa vogliono comunicare ostentando a volte un atteggiamento demotivato e addirittura provocatorio. Di certo, a tale proposito, va considerato il fatto che è impossibile non comunicare e che ogni comportamento comunica qualcosa, a volte una situazione di disagio, una situazione problematica, a volte una richiesta di aiuto o altro.

Il termine motivazione, dal latino motus, indica il movimento dell’individuo verso qualcosa di noto o di sconosciuto. La specificità di tale termine va ricercata all’interno della relazione tra l’individuo e l’ambiente. La motivazione risulta, a tale proposito, come l’insieme delle esigenze dei soggetti per come sono sentite e vissute da essi stessi, ovvero delle forze interiori che si possono esprimere nell’iniziare un’attività, saperla dirigere verso la soddisfazione delle esigenze sentite, mantenerla in atto fino al raggiungimento del fine prefissato; determinante una forte componente affettiva basata su associazioni passate con le sensazioni di piacere o di dolore. A tale proposito, risulta importante evidenziare che le tendenze degli individui, non arriverebbero ad uno sviluppo pieno, senza un’interazione con l’ambiente esterno: l’intervento dell’ambiente può indurre, infatti, lo sviluppo di azioni intenzionali o spontanee in grado di suscitare o canalizzare i motivi per cui ci si comporta in un modo o nell’altro, per cui si sceglie una cosa rispetto ad un’altra, per cui si perseguono certi obiettivi rispetto ad altri.

A volte, il termine motivazione, assume anche il significato di “fermarsi” o di “retrocedere”, perché la motivazione in qualche modo va cercata, capita, incrementata, coltivata, sviluppata ogni giorno, come si vedrà nel procedere in questa rubrica.

Le definizioni delle varie teorie psicologiche, comunque, concordano con l’includere nel termine motivazione quegli aspetti interni personali, che ci portano ad agire verso diversi e specifici scopi. Una forza interiore, quindi, una spinta che porta a fermarsi a riflettere su cosa non funziona in un dato momento, a ciò che si desidera veramente, a quello che può essere fatto e/o detto per attuare ciò che si vuole. Motivazione come spinta a guardare nel passato per elaborare situazioni negative che siano viste come opportunità di crescita e di miglioramento. In particolare, spinta interiore che è connessa alla volontà e alla decisione: se quindi la motivazione appare come il motore o meglio quella scintilla elettrica che fa muovere il treno verso una destinazione, e la volontà le ruote del treno con il quale il treno riesce a compiere il viaggio, il processo decisionale appare come quel binario che mantiene la volontà e la motivazione verso la direzione da seguire per arrivare a quella destinazione che attrae. Ne viene da sé che per far funzionare tutto l’ingranaggio, il viaggio deve essere preparato, devono essere previste tappe e relative difficoltà e accettati i possibili imprevisti e cambiamenti, deve destare piacere, interesse, curiosità, benessere, voglia di arrivare al termine ma già con una spinta e il relativo entusiasmo ad essere disposti a partire di nuovo di volta in volta per viaggi nuovi e nuove destinazioni…

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