di Loredana Marella
In tutte le società è presente un microsistema fondamentale che è la famiglia, così importante da condizionare fortemente lo sviluppo globale di ogni collettività e da promuovere la socializzazione primaria dell’individuo intesa soprattutto come trasmissione della cultura da una generazione alla successiva. È nella famiglia, la prima agenzia di socializzazione, che l’individuo costruisce la propria identità attraverso processi di interazione, apprendimento, interiorizzazione e adattamento. L’individuo inizia ad acquisire il proprio patrimonio culturale apprendendo i valori, le norme, le credenze, i simboli e i modelli di comportamento della cultura di appartenenza in modo da diventare un essere pienamente sociale. La formazione dell’identità personale è innanzitutto un’operazione culturale. La famiglia è considerata un fenomeno naturale, che si è evoluto nel tempo mutando di struttura e di dimensioni, dalla famiglia estesa si è passati a quella nucleare fino a giungere a quella uni-personale. Nel passato era diffusa la famiglia patriarcale costituita da un’unità allargata, alla presenza nella stessa casa di nonni, zii, parenti, genitori e figli. Qui venivano condivise le esperienze e gli insegnamenti venivano tramandati da una generazione all’altra. Il lavoro veniva svolto prevalentemente nei campi e per i bambini era molto vasta la possibilità di avere intensi rapporti interpersonali, potevano intraprendere molte esperienze ludiche sia in famiglia che all’aperto. Il bambino era libero di poter gestire il proprio tempo libero, esplorando l’ambiente esterno, attraverso il gioco, il contatto diretto con la natura e gli animali, il dialogo e l’incontro con l’altro arricchiva la sua personalità. In quei contesti ambientali, l’esterno come poteva essere il paese o il cortile, i bambini non erano mai da soli, erano sempre presenti le generazioni più anziane che dialogavano tra loro e “attenzionavano” i più piccoli, in quanto sentivano la responsabilità della mancanza dei loro genitori e quindi i bambini erano un po’ figli della comunità. I bambini avevano modo di ascoltare i discorsi degli anziani e potevano così capire le loro storie e i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo. Oggi invece è diffusa la famiglia nucleare, unità molto ristretta con pochissimi figli, disgregata e poco unita che vive nell’appartamento i cui componenti della famiglia vivono esperienze lavorative in ambienti generalmente distanti dalla propria residenza. In questa famiglia moderna si tende all’autosufficienza e all’isolamento e i figli hanno scarse probabilità di rapporti socializzanti perdendo quindi il valore culturale della memoria e riempiendo la solitudine con la fruizione di messaggi televisivi o con mezzi tecnologici. Con il passaggio da un tipo di famiglia all’altro si è resa necessaria l’esigenza di istituire dei modelli che si prendessero carico di queste nuove esigenze che la cambiata struttura famigliare richiedeva basati sulla divisione: bambini nelle strutture per l’infanzia, ragazzi e adolescenti a scuola, adulti al lavoro e anziani non più autonomi nelle case di assistenza e cura. La famiglia sempre più caratterizzata dalla fragilità genitoriale oggi sembra aver delegato alla scuola il ruolo di educatrice che gli era proprio. Anche se i ragazzi arrivano a scuola con molte più conoscenze per la grande dimestichezza che hanno con i media, sono in realtà in grande difficoltà con la relazione con il loro corpo, con i pari e vivono situazioni familiari di disagio. Emerge una preoccupazione non solo dalle famiglie ma anche dai luoghi educativi. Preoccupazione sollevata sia dalla mancanza di cura verso di sé che da una intolleranza nei confronti dei valori degli adulti, ma anche dell’anziano, che sfocia nell’ indifferenza e in problemi legati al bullismo e ad atti di violenza. Ciò che invece potrebbe ri-orientare ed incoraggiare il miglioramento e la valorizzazione dei talenti nei preadolescenti e negli adolescenti è l’educazione intergenerazionale che attraverso incontri con interlocutori credibili rappresenta una opportunità altamente formativa e di grande spessore.