di Oriana Pieragostini (educatrice negli asili nido)
L‘Outdoor Education nasce in Germania e si è diffusa soprattutto nel Nord Europa (Svezia, Norvegia e Danimarca) nella seconda metà del novecento, influenzando sempre più le correnti pedagogiche europee, orientando le diverse esperienze di educazione all’aria aperta. Il carattere distintivo dell’Outdoor Education si configura in un approccio sensoriale-esperienziale mirato allo sviluppo della persona e al suo apprendimento, all’interno di un contesto di relazioni che caratterizzano la sua vita sociale.
Secondo il filosofo Rousseau l’educazione deve perseguire l’obiettivo principale di offrire alla società un uomo capace di essere utile agli altri e pronto ad agire per il bene collettivo, per cui anche il metodo degli insegnanti dovrà essere coerente con l’evoluzione naturale del soggetto senza forzarla in alcun modo sulla base dell’evoluzione psicologica dei fanciulli.
Quindi dare l’opportunità ai bambini di correre, giocare, esplorare l’ambiente naturale e fare esperienza diretta, dà loro la possibilità di sviluppare una maggiore percezione di sé e degli altri, si tratta di un punto importante dove l’ambiente assume un ruolo fondamentale nel rapporto educativo.
Se l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha riportato in superfice temi esistenziali con cui l’infanzia da sempre si trova a fare i conti, oltre al rischio di dipendenza dai media, ci riporta alla constatazione che i bambini che vivono soprattutto nelle città, non dispongono liberamente di tempi e spazi in cui esprimere gioco e socialità, diventando un’infanzia sempre più invisibile. La segregazione dei bambini e delle bambine in spazi pensati per l’apprendimento ma separati dal mondo sociale e naturale non danno la possibilità di sperimentare quel legame tra vita-esperienza-apprendimento-cultura che rappresenta il senso di un sano sviluppo di una piccola persona in un adulto. In linea con questo ultimo aspetto, Daniel Goleman, famoso teorico in area psicologica delle varie forme di intelligenza, fra cui l’intelligenza emotiva, sviluppa il concetto di “intelligenza ecologica”, come la capacità potenzialmente presente negli strati più profondi della coscienza umana. Oggi più che mai l’umanità ha bisogno di riscoprire e potenziare se vuole dare continuità alla propria sopravvivenza e a quella dell’intero pianeta. A fronte delle condizioni complessive di vita dei bambini, riproporre soltanto servizi di tipo tradizionale è riduttivo, importante sarà invece coinvolgere il sistema educativo nel ripristino ambientale. Come già enunciato, è un orientamento pedagogico introdotto soprattutto nel Nord Europa, ma che ora si sta diffondendo anche in Italia e si basa sull’utilizzo dell’ambiente naturale come spazio privilegiato per le esperienze e per l’educazione, fortemente incentrato su conoscenze particolari che favoriscono la crescita: la curiosità, il gioco, l’esplorazione, l’immaginazione, lo stupore. Le “neuroscienze” stanno confermando l’efficacia di questo approccio, mostrandoci attraverso alcuni meccanismi di funzionamento del nostro cervello quanto sia importante il contatto con la natura. Durante i primi tre anni di vita la relazione con ambienti ricchi dal punto di vista strutturale garantiscono la costruzione di mappe sinaptiche che saranno la base di numerose competenze future e negli anni successivi. L’Outdoor Education, letteralmente tradotta in “educazione fuori porta”, è quindi un insieme di pratiche educative che si basano sull’utilizzo dell’ambiente naturale e l’educazione all’aria aperta, è l’idea educativa che i bambini apprendano meglio attraverso il gioco libero e la scoperta. Quando parliamo di Outdoor Education ci riferiamo all’educazione all’aperto, educazione ambientale, educazione esperienziale, lo scautismo, l’ortoterapia o attività assistite con gli animali, approcci che hanno in comune il fatto di svolgersi fuori, spesso in luoghi non troppo alterati dall’uomo, e di mettere al centro la relazione tra persone e ambiente (spesso anche altri essere viventi) per creare esperienze significative dal punto di vista educativo. Il fuori porta deve essere in prevalenza l’ambiente naturale per abbracciare tutto il territorio: l’ambiente esterno “outdoor” assume una valenza in contesto educante che, oltre ad essere un luogo in cui si apprende offre l’opportunità di rafforzare il senso di rispetto per l’ambiente naturale e consente di esprimere e potenziare le competenze emotive, affettive, sociali, espressive, creative e senso-motorie.