di Lucrezia Valletta
I soldi sembrano costituire oggi il centro del diagramma della vita di ognuno. “La fetta più grossa”, come sono stati definiti nella canzone “Money” dei Pink Floyd.
Spendere, spendere, spendere per far vedere all’altro di avere la possibilità di farlo. Tempo passato a raggiungere un obiettivo prima di qualcun altro, per essere meglio di qualcun altro.
Alle volte, si è così accecati dal denaro che si desidera il fallimento altrui quasi ancor più del proprio successo. Ciò che oggi sembra contare più di ogni altra cosa per l’uomo non è il valore, bensì il successo. Tutti sarebbero pronti a salvare tutto il mondo, pur di vedere l’indomani il proprio nome nel titolo del giorno. Non è nemmeno il lavoro ad importare più: è il salario.
Proprio nel caso del denaro, l’uomo ha infatti dimostrato di non aver saputo gestire in modo appropriato il relativo valore, trasformandolo in una sorta di “idolo” in grado di controllarlo e manipolarlo. L’atteggiamento dell’avere è divenuto una caratteristica dominante della società industriale occidentale, nella quale possedere troppi soldi è demoralizzante come averne troppo pochi e non c’è mai una misura che faccia dire all’uomo: “è abbastanza”.
Come sosteneva un commediografo greco del IV secolo a.C., Menandro, “E che bello è un uomo, quando è uomo davvero”. Tuttavia, si può tornare ad essere uomo solo una volta che ci si sia resi conto di ciò che si è diventati, per poi tentare così di scorgere l’unico spiraglio di luce che è rimasto, la speranza.
La scelta sta solo all’uomo, che è l’unico in grado di decidere sul proprio futuro. In fondo, il lato scuro della luna, è solo una questione di punti di vista e di posizione rispetto al Sole: non esiste realmente, spetta a noi decidere come osservarla.
Lo stesso discorso vale per il denaro: esiste nella misura in cui viene pensato come entità a cui è conferito una sorta di status. Si basa su un’intenzionalità collettiva e l’unica ragione per cui ha valore risiede nel pensare che abbia valore.
Riflettendoci a fondo, il denaro nasce come documentalità, come una sorta di “memoria sociale” e ancora oggi gli è in parte assegnata tale funzione, come per la criptovaluta del Bitcoin, la cui tecnologia tiene memoria delle transazioni. La moneta, emersa per superare gli inconvenienti del baratto, è stata una costruzione degli uomini per facilitare lo scambio. Allo stesso modo, al giorno d’oggi, è l’inesauribile ricerca e brama di potere e successo a renderla un’arma alienante al servizio del consumismo.
L’unica fonte di sostegno concreta dell’importanza del denaro è il continuo riconoscimento del suo valore e resta unicamente a ciascuno di noi la responsabilità di orientarne il percorso.