di Giuseppe Gambino
“L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita…”
Queste parole campeggiano all’ingresso del Teatro Massimo di Palermo e noi non potremmo essere più d’accordo!
Rinnovare e rivelare, due verbi dal significato fortissimo: si rinnova ciò che è troppo vecchio o ciò che, ahinoi, è stato danneggiato, ma rinnovare porta con sé anche la necessità e la voglia di rinascita, di un nuovo inizio; si rivela ciò che è nascosto, lontano dai nostri occhi e anche dal nostro pensiero.
E lo sa il Cielo, in questi tempi bui, se di rinnovamento e rivelazione non abbiamo bisogno noi, le nostre famiglie e l’intera nostra società: un sole, una luce che si rivelino dopo il buio della notte.
Come in questa fantastica opera (fig.1) del Guercino, soprannome del pittore Giovanni Francesco Barbieri, vissuto tra il 1591 e il 1666.

L’affresco – una pittura su muro – si trova nel Casino Ludovisi (detto appunto Casino dell’Aurora) a Roma; unica costruzione rimasta dell’immensa villa del Cardinale Ludovico Ludovisi, che si estendeva da Piazza Barberini alle Mura Aureliane e dalla Porta Salaria alla Porta Pinciana.
I significati dell’opera sono più di uno, ma il più evidente, quello che salta subito all’occhio, è sicuramente la vittoria del giorno sulla notte: la giovane dea Aurora, lasciato il vecchio marito Titone, sale sul suo carro e scaccia via, letteralmente, la Notte, mentre dei putti festosi la incoronano e le lanciano dei fiori.
Se l’intento dell’affresco è chiaramente quello di rappresentare la nuova era del papato di Gregorio XV, al secolo Alessandro Ludovisi (che viene eletto Papa proprio nell’anno in cui viene realizzato questo capolavoro, nel 1621), qui propongo questa immagine come auspicio per tempi migliori, di una imminente rinascita dopo gli eventi traumatici di questi mesi. Un messaggio di speranza per tutti coloro che hanno subito perdite, per chi ha sofferto e soffre, per tutti noi.
Ma cosa ci dobbiamo aspettare dopo la sospirata fine della pandemia; sicuramente bisognerà ricostruire dalle ceneri di quello che è rimasto. Ricostruire e rinnovare; e forse si potrebbe partire dal rinnovare i nostri quartieri, le nostre borgate, per renderle posti più belli: “La bellezza salverà il mondo” ha fatto dire a un suo personaggio lo scrittore russo Dovstoevsky.
Chi vive a Roma, specialmente nelle periferie, sa quanto la popolazione sia affezionata e viva la propria borgata; e allora perché, dopo tanta bruttura, non usare l’arte come elemento di aggregazione e di rinnovamento? L’esperimento è stato già avviato a Tor Marancia (il cui progetto di riqualificazione urbana, sociale e culturale dal nome Big City Life, con i suoi 22 murales è stato presentato addirittura alla Biennale di Venezia nel 2016, (fig.2)

e al Trullo (fig.3)

e qualcosa si muove anche nel vicino Tufello: dopo la morte di Proietti (fig.4)

è stato creato un magnifico murales che lo ritrae e occupa una intera facciata nel comprensorio in cui l’attore è cresciuto, ma altri ne esistevano già in giro per il quartiere (figg. 5-6).


Da qualche mese, inoltre, il famoso artista napoletano Jorit – quello dei ritratti di S. Gennaro e di Maradona per intenderci – sta dipingendo (fig.7) il volto di Valerio Verbano, il ragazzo, attivista politico, ucciso con una pistolettata nel 1980.

Perché dunque non usare l’arte pubblica, la street art per rendere Fidene un quartiere più bello? “Non si può amare se non ciò che è bello” diceva Sant’Agostino; e allora innamoriamoci e facciamo innamorare di Fidene! Magari partendo proprio dal bel murales che copre il muro della scuola I.C. Fidenae, dal titolo “Le Avventuriere” (figg. 8-9), opera di Camilla Felsini.


Un murales che “parla” (si possono ascoltare le avventure legate ad ogni immagine tramite un QR-Code) e racconta, tramite la voce di chi davvero è rinato a nuova vita, storie di riscatto, di rinnovamento e di rinascita.