Intervista al Padre Generale dei Vocazionisti Padre Antonio Rafael do Nascimento
Martedì 27 ottobre 2020 Papa Francesco ha ricevuto il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzandolo a promulgare i Decreti riguardanti il miracolo del Beato Giustino Maria Russolillo, di due Serve di Dio, il martirio di una laica e di tre sacerdoti e le virtù eroiche di una religiosa.
(http://www.causesanti.va/it/notizie/notizie-2020/promulgazione-nuovi-decreti-28-ottobre-2020.html).
Una notizia che noi credenti di Fidene aspettavamo e abbiamo accolto con gioia e che crediamo non lasci indifferente nessuno perché, un cristiano credibile e che vive il Vangelo nella sua concretezza partendo dagli umili è un esempio per tutti.
Vorremmo condividere con lei, Padre Generale, questa lietissima notizia, rivolgendole qualche domanda per capire sempre meglio il pensiero e la vita di “don Giustino”.
Spesso, anche noi cristiani, abbiamo l’idea che i Santi siano persone speciali, che non commettono errori, con una vita particolare e inimitabile per noi “comuni mortali”, come se loro non fossero stati uomini come noi. Partiamo, quindi, proprio dalla santità: che cos’è? Forse è proprio la coscienza dell’incompletezza dell’essere umano, della sua debolezza, la strada per la santità?
La santità è l’essenza stessa di Dio a cui immagine e somiglianza siamo stati fatti, tutti, nessuno escluso. Quando in Levitico 19, 2 lo stesso Dio ci chiama ad essere santo come Lui è Santo ci presenta la santità come una realtà non come un traguardo irraggiungibile o riservato a pochi. La santità è poi opera di Dio e non invenzione nostra.
Da questo si presume che la santità è un abbandonarci alla volontà di Dio Trinità lasciandoci guidare da lui come un amico fidabile. Sì, i santi sono gli amici di Dio e dei fratelli, amicizia nel senso vero, fondata sulle relazioni sane.
Non sono le debolezze umane che impediscono il raggiungimento della santità, ma, facendo mie le parole di don Giustino, la mancanza di forti desideri!
In don Giustino come e in cosa si è concretizzata la relazione con Dio?
Per questa risposta mi avvalgo di una riflessione sul “don Giustino, maestro di relazioni umano-divine” tenuta da don Salvatore Musella, confratello Vocazionista, Consigliere Generale per la Formazione: Il Beato Giustino concepiva la vita una relazione di amore vivente, personale, esclusiva con l’amante, sottolineando la natura relazionale dell’essere umano.
Per don Giustino tutti noi siamo nati per una personale relazione d’amore con la Santissima Trinità. Lui immagina la persona e l’anima come una stella che nasce da Dio-principio e ritorna a Dio-fine, ma in questo nascere e tornare a Dio essa traccia una orbita dove incontra altre stelle, si unisce a loro e crea nuovi vincoli e nuove relazioni. Ogni persona nasce dall’amore di Dio come una stella del firmamento della creazione e man mano che percorre la sua orbita va sempre più arricchendosi al punto da trasformarsi e terminare il suo percorso come una cometa, perché arricchita dalla grazia, virtù, esempi, dalle relazioni che riesce a intessere nel suo percorso. Non solo noi torniamo a Dio ma portiamo a Dio anche tutti gli altri che abbiamo incontrato nel nostro cammino.
Attualissimo questo pensiero del Padre Fondatore in un tempo del “fai da te” anche nella dimensione spirituale, come se ognuno potesse salvarsi da solo. Papa Francesco, specialmente in questo tempo di pandemia ha ripetuto spesso che è ora di dimenticare l’io per costruire il noi.
Sono partito della relazione con gli altri che è sana, positiva e costruttiva soltanto se radicata in quella con Dio. È lo stesso don Giustino a sintetizzare il suo rapporto relazionale con Dio quando dice: Godo assai che tu mi ami e che tu me l’abbia rivelato in tanti modi e che lo faccia sentire al mio cuore e me lo ripeta tante volte. Ti ringrazio che mi hai fatto capire che la mia creazione è il primo bacio che mi hai dato e con esso mi hai trasfuso la vita, l’anima, la grazia. Non ti avevo mai detto: ti amo, ti desidero, sono tuo! Ne l’avrei potuto se tu prima non mi avresti fatto e mi avresti elevato a te, e mi avresti detto: ti amo, ti desidero subito!
Cosa ci dice don Giustino oggi?
Un prete di ieri per la Chiesa di oggi, così si intitola un profilo biografico di don Giustino scritto da don Oreste Anella sdv, primo postulatore della causa di canonizzazione del padre Fondatore e proficuo scrittore vocazionista.
Nell’odierno campo della pastorale, della liturgia, dell’azione e promozione vocazionale non c’è quasi niente che non si possa dire: Don Giustino già lo praticava e stiamo parlando di un sacerdote nato 130 anni fa e che ha esercitato il suo ministero prima del Concilio Vaticano II che ha portato tante novità alla Chiesa.
F. Dostojevskij, nel famoso romanzo I fratelli Karamazov, I.1.6 c.3 scrive che il giusto se ne va, ma la luce rimane dopo di lui.
Sono certo che don Giustino appartiene più al presente e al futuro che al passato, e quando la Chiesa con la sua canonizzazione in un certo modo farà suo il magistero vocazionista, che è un patrimonio vario e abbondante, la dottrina trinitaria, la teologia della vocazione, la santificazione universale saranno ancora più arricchite, grazie al contributo del nostro don Giustino.
Don Giustino si è sempre circondato di giovani. Credo che sarebbe stato d’accordo con le parole di Papa Francesco rivolte ai ragazzi nell’esortazione “Christus vivit”, perché, a nostro avviso, riassumono quello che è stato il suo impegno educativo: “non guardate la vita dal balcone, entrate in essa come ha fatto Gesù. Ma soprattutto, in un modo o nell’altro, lottate per il bene comune, siate servitori dei poveri, siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale”. Parole quanto mai attuali…È questa l’eredità di don Giustino per i giovani e per ognuno di noi?
Tutta la vita di don Giustino è stata circondata dai giovani e adolescenti. La stessa Congregazione è nata da un gruppo che lui chiamava “fedelissimi” perché, iniziati da lui, seminarista che in vacanze non andava a riposare ma li radunava nel giardino della casa paterna, a Villa Simpatia di Pianura, sotto una pagliarella, per impartirgli delle catechesi, rimassero fedeli durante tutto il tempo dell’attesa. Alcuni di loro formarono la prima comunità vocazionista nel 1920 quando don Giustino diventa parroco di Pianura, diventando i primi religiosi della Congregazione. Successivamente fondò il ramo femminile delle Suore Vocazioniste.
Le periferie territoriali e esistenziali sono state il campo di azione di don Giustino, sia nella Pianura del suo tempo sia nel contesto del post-guerra 1918 e 1945. È stato il buon samaritano guaritore di tante ferite nel campo sociale e ecclesiale e non esente da amare prove anche per parte della gerarchica della Chiesa che non vedeva con buon occhio il suo impegno per i più disgraziati.
Nonostante un carisma chiaro e definito, come succede in tutte le Fondazioni, per don Giustino non vi è campo di azione che sia estraneo a un vocazionista.
Come celebrare/comunicare oggi il messaggio e il sogno di don Giustino in modo efficace e in un quartiere della periferia romana come Fidene?
Certamente nella fedeltà al Vangelo! La vita di don Giustino, come dei santi, è un Vangelo vivente.
Don Giustino è conosciuto come il santo delle vocazioni però dobbiamo restituire a questa parola il suo vero significato perché l’hanno inquinata, riducendola ad un chiamato allo stato di vita sacerdotale o consacrata quando veramente è molto più completo. Per don Giustino la prima vocazione è la vocazione alla vita, perché, come si dice in Brasile, “vida feliz vocação acertada” cioè “vita felice vocazione riuscita”.
In un tempo segnato dalla cultura della morte, proclamare la bellezza della vita come dono di Dio che non deve essere sprecato è urgente, è il centro, è tutto. Il messaggio e il sogno di don Giustino è quello stesso di Gesù: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza(Gv 10,10).
Come ci si potrebbe preparare a questo evento della sua santificazione?
Direi assumendo questi cinque atteggiamenti, che ho proposto all’intera Famiglia Vocazionista che sono: ricordare, rafforzare, spiritualizzare, attualizzare e proseguire. È un percorso impegnativo ma necessario, che ci coinvolgerà in prima persona.
A poco servirebbe arrivare alla celebrazione della canonizzazione, la cui attesa si prolunga a causa della pandemia, e forse anche questo è un segno, senza quello sforzo di un cambio dal di dentro, quello spazio più intimo di Dio che di noi stessi, lasciando che sia Lui a plasmarlo secondo la sua volontà.
La Congregazione si sta impegnando a sviluppare sempre di più l’uso dei mass media come strumento di propagazione della vita e dell’opera del Fondatore, specialmente in questo tempo dove il virtuale si fa sempre più reale. E mi fa immensamente piacere sapere che anche a Fidene dove c’è la nostra parrocchia di Santa Felicita e Figli Martiri di Fidene, un nuovo strumento di comunicazione sta in qualche modo anche a servizio di don Giustino e della sua opera.
A voi i mei fervidi auguri e la mia benedizione.

Il miracolo
Il miracolo attribuito all’intercessione del Beato Giustino Maria Russolillo è la guarigione di un giovane vocazionista del Madagascar avvenuta il 21 aprile 2016 a Pozzuoli. Il giovane viene ricoverato in ospedale il 16 aprile 2016 per problemi seri all’apparato respiratorio. Di fronte all’aggravarsi delle sue condizioni, i suoi confratelli cominciano a pregare don Giustino perché interceda per la sua guarigione e uno di loro depone una reliquia e un’immagine del Beato sul suo corpo malato. Il giovane religioso migliora repentinamente tanto da guarire ed essere dimesso il 3 maggio.
La vita
Don Giustino nasce a Pianura il 18 gennaio 1891. Ordinato sacerdote il 20 settembre 1913 nella Cattedrale di Pozzuoli, un anno dopo, nel 1914, fonda il Vocazionario, luogo di discernimento vocazionale dove i giovani, chiamati da Dio, sceglievano la strada della consacrazione religiosa e del sacerdozio. Vive gran parte della sua vita, dal 1920 al 1955, come parroco nella Parrocchia di San Giorgio Martire in Pianura di Napoli. Fa nascere in quegli anni la Società delle Divine Vocazioni e le Suore delle Divine Vocazioni per essere aiutato nel ministero che sentiva più prossimo, quello delle vocazioni. Muore a Pianura il 2 agosto 1955.