Le fragilità relazionali: come sono cambiate ai tempi del Covid-19
della dott.ssa Veronica Martino (Assistente Sociale)
La fragilità rappresenta una condizione naturale e necessaria all’esistenza umana, è presente in molteplici aspetti della vita individuale e collettiva, in questo scritto accenneremo alla fragilità nelle relazioni e proveremo a capire come questa fragilità relazionale si sia modificata con le condizioni derivate dalla pandemia che ha recentemente interessato anche la nostra nazione.
È d’obbligo una premessa riguardo la fragilità in quanto tale terminologia acquisisce troppo spesso una connotazione negativa, soprattutto nella società attuale che punta ad un’eccellenza irreale ed irraggiungibile. La fragilità non è solo qualcosa di delicato che può rompersi da un momento all’altro, la fragilità può essere un dono, un punto di partenza per scoprire noi stessi e per farci conoscere la famosa resilienza.
Il concetto di resilienza è utilizzato da molteplici discipline, per la psicologia s’intende la capacità di reagire a traumi e difficoltà, recuperando l’equilibrio psicologico attraverso la mobilitazione delle risorse interiori e la riorganizzazione in chiave positiva della struttura della personalità.
Siamo abituati ad una società che sin da piccoli ci insegna che possiamo avere quello che vogliamo, che possiamo diventare chiunque desideriamo e, cresciuti con queste convinzioni, non impariamo la bellezza e l’utilità dell’errore, non entriamo in contatto con le nostre fragilità.
I limiti, che secondo la società dell’apparenza sono da evitare, sono necessari in quanto il limite ci delimita, aiuta a identificarci, ci distingue dalla massa, ci rende unici.
Senza i limiti saremmo tutti potenziali supereroi, ma tutti potenzialmente uguali.
Sono tanti gli aspetti che possono rendere fragile un individuo, si pensi all’economia, una condizione di incertezza economica pu ò renderci vulnerabili, o ancora all’educazione/istruzione che si è man mano modificata nel tempo, o ancora alla disabilità psichica e/o fisica che può influire sulle scelte e sui movimenti della persona, e si potrebbero fare tanti altri esempi. Come direbbe il sociologo Bauman siamo in una società liquida e noi siamo lo specchio della nostra società di conseguenza instauriamo relazioni liquide, Bauman preciserebbe amore liquido, con i nostri famigliari, con i nostri amici e con il/la nostro/a partner. Queste relazioni spesso si logorano o si rompono a causa di infedeltà, di conflitti o di un pretestuoso bisogno di libertà, come se l’altro fosse un ostacolo alla nostra realizzazione personale, al nostro divertimento e alle nostre passioni.
La domanda che ci potremmo porre arrivati a questo punto della riflessione è: data tale consapevolezza, perché instauriamo relazioni liquide? Perché non sappiamo attendere, nell’era in cui possiamo e dobbiamo avere tutto e subito, non sappiamo coltivare una solida identità personale e tantomeno una relazione profonda con qualcun altro. Inoltre, quando abbiamo un desiderio sentiamo la necessità di soddisfarlo nell’immediato ed una volta soddisfatto quel desiderio ci direzioniamo altrove (il classico atteggiamento di una società consumista, trattiamo le persone come merci).
Siamo in una società dove vige “la legge del più forte” dobbiamo essere sempre forti, belli e ammirati, diventiamo noi stessi la merce da vendere, non c’è spazio per vivere la fragilità e per cogliere la sua essenza ed importanza.
Se pensiamo alla già complessa instaurazione e gestione delle relazioni interpersonali immaginiamo che a queste difficoltà si è aggiunta una pandemia di dimensioni mondiali: il Coronavirus.
Quanto stiamo vivendo attualmente all’interno della nostra società, in conseguenza al virus, ci ha portato a rivedere i nostri comportamenti, le nostre abitudini e la nostra quotidianità. Nel giro di pochi giorni i nostri atteggiamenti usuali anche affettivi, come un abbraccio o un bacio, sono diventati pericolosi sia per noi che per gli altri. L’aspetto interessante come ci ricorda la psicologa Gabriella Gandino è che non c’è una memoria storica di quanto stiamo vivendo, ciò che sta accadendo nella nostra società è inedito, l’attuale pandemia spesso viene paragonata ad una guerra, ma nella guerra che hanno vissuto i nostri nonni non si era portati a vedere i propri parenti o vicini di casa come potenziali nemici, come persone da evitare, non c’erano distanze sociali.
La pandemia ed il conseguente lockdown hanno modificato non solo i nostri comportamenti, ma anche il modo di vivere e percepire le relazioni interpersonali.
Prima di proseguire è necessario sottolineare che non tutte le persone hanno percepito lo stesso disagio rispetto alle nuove disposizioni imposte dal Governo, il vissuto rispetto ai cambiamenti che sono stati disposti dipende dalle risorse personali e dal temperamento di ciascun individuo. Alcune persone possono essersi adattate con più facilità al cambiamento, altre possono aver incontrato maggiori difficoltà e questo dipende da molteplici fattori difficili da elencare tutti in questa sede.
È necessario prendere atto che ci siamo evoluti suddividendoci dei compiti, andando al lavoro e svolgendo diverse attività, pertanto la situazione in cui una coppia o una famiglia vive a contatto h24 è del tutto atipico. L’equilibrio personale e relazionale lo si raggiunge quando il tempo viene spartito tra quello personale, dedicato al proprio lavoro, alle proprie passioni o al proprio gruppo amicale, e quello dedicato al partner o alla famiglia per coltivare relazioni intime e gratificanti.
Questa anomalia e questo modo di vivere atipico ancora una volta non creano a tutti gli stessi sentimenti, alcune coppie o famiglie indubbiamente possono aver vissuto una spaccatura interna, ma altri nuclei possono aver sperimentato questo lockdown come una risorsa, creando nuove routine, dedicando più tempo al dialogo con i propri cari o ristabilendo rapporti che precedentemente, per via della vita frenetica, avevano trascurato.
In sintesi, per alcune coppie la convivenza forzata può aver rafforzato la coppia stessa per altre può aver messo a nudo le fragilità sia individuali che di coppia. Alcune persone potrebbero aver percepito questo periodo come un “tempo che si ferma”, possono aver vissuto questa situazione come un lento respiro in cui sono cadute d’un tratto tutte le pressioni sociali inerenti al lavoro, alla vita di coppia, alla famiglia, alle aspettative sociali e così via.
Quando si parla di persone, è sempre importante sottolineare la soggettività che ci caratterizza, l’errore più grande è fare, come si suole dire, di tutta l’erba un fascio, ma allo stesso tempo c’è da precisare che piccole generalizzazioni ci permettono di rendere il discorso più chiaro e semplice da comprendere.
Tra le tante persone che hanno trascorso la quarantena distanti ci sono anche coppie di sposati, di fidanzati o altro che possono aver dovuto affrontare delle ripercussioni nell’ambito emotivo, affettivo e sessuale. Anche in questo caso la reazione della coppia ad un evento così particolare dipende dalla stabilità della coppia stessa e dalla relazione instaurata tra le parti.
Le coppie stabili, sicure, sono riuscite a creare un loro equilibrio anche a distanza riuscendo a sentirsi uniti e non abbandonati a causa del tempo non trascorso insieme, altre coppie in fase di costituzione o evoluzione possono essere state messe in discussione, altre ancora non hanno retto alla separazione. Un aspetto da prendere seriamente in considerazione nelle relazioni sessuo affettive è che l’altra persona non è il prolungamento di noi stessi per cui senza di lei non possiamo raggiugere determinati obiettivi o compiere determinate scelte. L’altra persona può indubbiamente farci star meglio, ma la nostra felicità non dipende da lei.
Già prima della pandemia si poteva sperimentare molta solitudine nella nostra società, stare in una relazione non significa non essere soli.
In una società che già si stava direzionando verso un forte individualismo, l’attuale pandemia in parte ha accentuato questo aspetto, molte persone si sono trovate in una condizione di forte solitudine, oltre che di rischio. Solo per citarne alcune basti pensare alle donne vittime di violenza domestica, alle famiglie con all’interno portatori di disabilità fisica e/o psichica, alla gestione dei figli nel periodo in cui le istituzioni scolastiche sono state chiuse, agli anziani, ecc.…
In tutte le difficoltà sopraesposte mi preme fare un ultimo accenno proprio alla fascia degli anziani in quanto sono stati una delle categorie che ha sofferto particolarmente le problematicità derivate dal virus. Come sappiamo la pandemia non ha risparmiato gli anziani anche perché rappresentano la fascia più vulnerabile fisicamente a causa di patologie legate all’avanzamento dell’età. Oltre all’incubo che si è propagato per le varie strutture di assistenza per anziani (centri anziani, Residenze Sanitarie Assistenziali ecc.…) essi hanno sofferto molto la solitudine in quanto essendo le persone più a rischio, quindi facilmente contagiabili, i parenti hanno avuto ovvi timori nell’andare a trovarli. Proviamo almeno per un momento ad immedesimarci in loro, pensiamo a questa fascia della popolazione già di base vulnerabile, pensiamo alla solitudine amplificata, al non poter vedere i propri figli, i propri nipoti, alla paura di uscire anche solo per fare la spesa…
Ancora una volta tale discorso non vuole proporre una banale generalizzazione dato che anche in questo caso la reazione personale dipende dalle risorse individuali.
Mi piace infine evidenziare qualche nota positiva: affianco al panorama appena descritto ci sono stati molti episodi di cittadinanza attiva come ad esempio vicini di casa più giovani che si sono offerti di andare a fare la spesa per le persone più vulnerabili del loro palazzo. O ancora, le associazioni che si occupano del sociale hanno organizzato raccolte alimentari per portare pacchi ai più bisognosi, o come il Comune di Roma che ha attivato la protezione civile capitolina per assistere a domicilio le persone anziane o con difficoltà motorie che hanno problemi con il rifornimento di genere alimentare, essenziale e farmaceutico.
In sintesi, anche se effettivamente la pandemia può averci allontanato dai nostri affetti credo sia interessante e ammirevole come si sia attivata tutta la nostra società sia a livello informale che formale.
Concludo questo scritto con un augurio, ovvero quello di sviluppare la già citata resilienza. Anche da questo periodo atipico che può aver influito sulle nostre vite a diversi livelli possiamo decidere il modo in cui reagire, il modo in cui vedere le cose che ci capitano quotidianamente, possiamo decidere di vivere in modo positivo rimanendo sensibili ed attenti a tutte le occasioni che la vita ci può offrire ancora.
Per qualsiasi domanda, chiarimento o approfondimento sul tema trattato in questo articolo potete scrivere all’e-mail fideneinrete@gmail.com
Sitografia: https://www.unitonews.it/index.php/it/news_detail/ lamore-e-le-relazioni-sentimentali-ai-tempi-del- coronavirus?pos=5
Bibliografia:
Bauman, Z. (2012). Modernità liquida. Gius. Laterza & Figli Spa.
Bauman, Z. (2017). Amore liquido: sulla fragilità dei legami affettivi. Gius. Laterza & Figli Spa.
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