di Simona Galia
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (Giovanni 16, 12-13).
Impossibile non pensare a quello che abbiamo vissuto, che stiamo vivendo e che vivremo.
Torno indietro a poco più di due mesi fa, all’inizio della chiusura totale e dell’isolamento a causa del covid-19 e vi racconto la mia esperienza personale e familiare. Improvvisamente la nostra vita ha subito una bruschissima frenata, un po’ come quando, stando in macchina e camminando normalmente, anzi anche piuttosto velocemente, qualcuno tirasse il freno a mano senza che ci sia un ostacolo visibile davanti ai nostri occhi.
Dopo un primo momento di stordimento e smarrimento, abbiamo pensato a riprendere fiato, a recuperare le forze fisiche: i miei figli per la scuola/ università, io e mio marito per il lavoro.
È iniziato, quindi, un periodo in cui abbiamo apprezzato la novità di stare tutti a casa, cosa rarissima perché, quando siamo in ferie e i figli liberi dallo studio in genere è estate e andiamo in vacanza.
Abbiamo riscoperto i rapporti tra di noi, li abbiamo consolidati. Abbiamo pranzato e cenato insieme tutti i giorni dialogando e confrontandoci.
Quindi, pur tra qualche minimo disagio, nulla rispetto a quanto vissuto in altre realtà anche vicine a noi, abbiamo trascorso un periodo di appagante serenità.
Come ne usciremo?
Da un’esperienza di questo tipo, fino ad ora sconosciuta e traumatica, si può reagire ri partendo e riprendendo la corsa sfrenata di prima a testa bassa rischiando quasi certamente di continuare a perdere per strada pezzi di umanità che il male ci ha costretto a vedere oppure provando a farne tesoro.
Per conto mio, e spero anche per la mia famiglia, questa esperienza mi ha insegnato a rallentare il ritmo di vita, a provare a recuperare l’essenza di ogni cosa, di ogni azione, di ogni persona, partendo dalla realtà quotidiana per dare consistenza alla forma, ai simboli, ai gesti, ai riti… a soffermarmi ad osservare le sfumature, i dettagli, tutto quello che non si vede, e, forse, proprio per questo più importante … ad essere più presente, più vigile …
Credo sia arrivato il momento per ciascuno di scegliere, di esporsi, di rischiare, di non accontentarsi più dell’omologazione, di capire che la vita di ognuno è come un pezzo di puzzle e, quindi, unica, insostituibile senza la quale l’Opera, così ben Creata, rimarrà incompiuta!
Rispondi